domenica 24 aprile 2011

Prima dimmi che valore hai


Qualche tempo fa, nella trasmissione radiofonica "La zanzara" su Radio24, un ascoltatore ha telefonato per elogiare il deputato "Responsabile" Domenico Scilipoti, uscito dall'Italia dei Valori per salvare il governo Berlusconi in occasione della fiducia del 14 dicembre. L'argomento dell'ascoltatore era sostanzialmente che Scilipoti è meritevole perché fa politica come tutti gli altri, cioè per soldi, ma almeno ha il coraggio di dirlo.
A parte il fatto che non è dimostrato che Scilipoti abbia preso soldi o abbia ottenuto altri favori da Berlusconi o chi per lui per aver cambiato casacca: molti hanno lanciato il facile sospetto, ma naturalmente fino a prova contraria vige il principio di innocenza. Ma non è questo il punto che volevo sottolineare. Il punto è, anche ammesso che tutti i politici facciano politica per denaro, cosa anch'essa da dimostrare, il punto dicevo è che l'argomento dell'ascoltatore non ha senso perché il principio "mal comune mezzo gaudio" non è corretto, e tanto meno è corretto il principio "colpa ammessa uguale merito". Questo può sembrare banale, ma ho voluto sottolinearlo perché ci porta ad un'altra considerazione. Spesso i politici si rimproverano tra loro di non essere coerenti, oppure un giornalista, magari schierato per una o l'altra parte, può accusare un politico o un partito di non essere coerente rispetto ad un determinato principio, perché predica bene, come si dice, e razzola male.
Di per sé l'argomentazione ha un senso: la coerenza è un valore, si immagina più o meno per tutti, per cui è giusto evidenziare le incoerenze altrui. Ma ciò che non si può fare, ciò che non va bene, è usare questo argomento per difendere più o meno indirettamente le magagne della propria parte.
Anche questo sembra banale, ma il fatto che venga utilizzato spesso come argomento, magari nei talk show televisivi, dimostra che evidentemente funziona.
Quindi, per contrastare questo modo di argomentare, si dovrebbe rispondere: prima mi dici qual è il tuo valore, poi puoi anche criticare l'incoerenza altrui. E così, i giornali di destra che danno dei "moralisti" ai politici o ai giornalisti di sinistra, lo possono anche fare, ma prima dovrebbero dirci se per loro l'onestà è o no un valore, se la corruzione è o no da censurare ecc. Invece l'impressione è che la sostanza del loro argomento sia: siccome anche i vostri rubano, siccome anche voi non siete dei santi, lasciateci votare per i nostri che rubano e/o che non sono dei santi. Invece il ragionamento corretto sarebbe: se per me l'onestà è un valore, io non sostengo quelli che rubano, neanche se sono della mia parte, mentre se per me l'onestà non è un valore, lo devo dire apertamente, e allora dopo non posso ad esempio chiedere l'arresto per chi ruba, solo perché si trova dall'altra parte.
Analogamente, chi critica quei politici di destra che a parole difendono la famiglia e poi magari hanno tre mogli e quattro fidanzate, dovrebbe prima dirci se per lui/lei la famiglia è un valore oppure no, o se per lui/lei il tradimento è un disvalore o no. Se io sono divorziato e per me il divorzio non è un male, non posso accusare, per dire, l'On. Casini di essere divorziato, a meno che io non premetta che comunque per me l'oggetto della critica non è il divorzio in sé, ma l'incoerenza di chi predica un valore e poi ne pratica un altro.
Ripeto: criticare l'incoerenza altrui è corretto, perché la coerenza è un valore (fino a prova contraria), ma proprio perché la coerenza è un valore, non si può usare questa critica per scusare indirettamente le proprie magagne, o ignorando che queste magagne comunque ci sono (se ci sono).

venerdì 15 aprile 2011

Maroni, la Lega e gli immigrati


I recenti insuccessi del governo nel gestire l'emergenza immigrati provenienti dal nord Africa, e il successivo contrasto tra il governo italiano e l'Unione europea, hanno mostrato la difficoltà nel tradurre in pratica i facili slogan della Lega (cacciamo i clandestini, respingiamo gli immigrati ecc.). E' evidente che le contraddizioni prima o poi esplodono.
La richiesta del ministro dell'interno Maroni di "solidarietà" nei confronti dell'Europa contrasta con l'atteggiamento egoistico e anti-europeo che la Lega ha sempre avuto. Troppo facile chiedere l'aiuto altrui quando si hanno problemi e poi negarlo quando ad avere problemi sono gli altri.
La richiesta di una collaborazione da parte dell'Europa è anche sensata, ma se viene da parte di chi fino al giorno prima aveva detto degli immigrati "li mandiamo in Francia e in Germania" o "fora di ball", certamente risulterà poco credibile e poco apprezzabile.
D'altro canto, i primi a sapere che l'Italia ha bisogno degli immigrati, e che se venissero mandati via tutti da un giorno all'altro, il Paese andrebbe fallito, sono i proprietari delle aziende e i datori di lavoro del nord. E il governo Berlusconi ha regolarizzato centinaia di migliaia di immigrati, a riprova che questi servono al Paese, al di là dei facili discorsi elettorali.
L'insuccesso della Lega, o quantomeno la contraddizione tra le promesse e i fatti, nella gestione dell'immigrazione, è la prova che il popolismo non è in grado di governare e di risolvere i problemi.
Purtroppo la Lega non è l'unico partito populista che ci sia in Europa, un continente vecchio che si sta riducendo a difendere i propri interessi e il tenore di vita raggiunto, e tende a vedere il resto del mondo come una minaccia. Certo, negli altri Paesi europei in genere questi partiti populisti non governano, ma sono messi in minoranza dalle stesse destre moderate. La presenza della Lega al governo è uno dei tanti regali che ci ha fatto Berlusconi.
Adesso sarà interessante vedere come farà la Lega a gestire la rabbia dei suoi stessi elettori, che dopo essere stati aizzati contro gli immigrati per anni, adesso non è detto siano disposti ad accettare l'evidente scollamento tra le parole e i fatti.
La lezione che dovrebbero imparare gli elettori della Lega è che c'è sempre qualcuno più a nord e più egoista, e che nel mondo globalizzato non ci si può chiudere nel proprio orticello: se ci si chiude al mondo, prima o poi comunque il mondo verrà da noi.
La politica dovrebbe avere una visione d'insieme, dovrebbe avere valori positivi, dovrebbe avere un'idea di cosa si vuole fare sul lungo periodo. Se ci si limita a ripetere ciò che dice la gente al bar, alla fine la stessa gente presenterà il conto.

venerdì 1 aprile 2011

Cicchitto, le leggi ad personam e Mani Pulite


Ieri, che mi risulti per la prima volta, nella trasmissione di Santoro "Annozero", due esponenti del centro-destra, o meglio un esponente (Fabrizio Cicchitto) e un giornalista (Maurizio Belpietro) hanno ammesso che le leggi "ad personam" di Berlusconi, tra cui il "processo breve" e la "prescrizione breve" che si discutono in questi giorni in Parlamento, sono effettivamente volute da Berlusconi per difendersi dai processi a cui è sottoposto, e rappresentano una sorta di "legittima difesa" contro gli "attacchi" che deve subire. Dunque sono veramente "ad personam".
Cicchitto ha poi ripetuto le solite tesi sulla "via giudiziaria" e sull'inchiesta Mani Pulite come "colpo di mano" per abbattere i partiti della Prima repubblica e consentire alla sinistra di andare al potere.
Forse sarebbe bene ricordare alcune cose, che dovrebbero essere di buon senso e riconosciute da tutti.
Le tesi principali contro Mani Pulite sono le seguenti (seguite dai miei commenti):

-L'inchiesta Mani Pulite fu promossa da giudici di sinistra
In realtà, non vi è motivo di credere che i magistrati fossero di sinistra più che di altri schieramenti politici; d'altronde la "via giudiziaria" non è mai stata nel Dna della sinistra, che anzi ha sempre (persino colpevolmente) sottovalutato l'importanza della legalità, a partire dall'amnistia nei confronti dei fascisti voluta da Togliatti all'indomani della guerra.

-Si indagò a senso unico
In realtà le indagini colpirono praticamente tutti i partiti. Non vi è motivo di credere che le indagini furono a senso unico.

-Lo scopo dell'inchiesta era di consentire ai comunisti di andare al potere
Se fosse così, non si capirebbe come mai l'inchiesta partì nel 1992, vale a dire tre anni dopo la caduta del comunismo. Semmai è vero il contrario: i magistrati si sentirono liberi di indagare perché non c'era più il pericolo di provocare squilibri epocali nel panorama politico italiano.

-L'unico partito che si salvò fu il Pci-Pds.
In realtà si salvarono anche l'Msi, i Radicali e la Lega. Se magistrati fossero stati veramente "comunisti" non si capisce perché avrebbero dovuto risparmiare il partito erede del fascismo. In realtà i partiti che si salvarono furono semplicemente quelli che erano (in media) meno corrotti, anche perché non erano al governo nazionale.

-Il Pci prendeva soldi dall'Unione Sovietica
Questo è vero, e certamente non è una bella storia, ma non vedo cosa c'entri con la questione della corruzione e delle tangenti, anche perché il finanziamento al Pci durò fino agli anni '80 e non oltre, dato che nel 1989 caddero i regimi comunisti e il Pci si trasformò in Pds.

-La sinistra cercò di prendere il potere attraverso la via giudiziaria
In realtà l'inchiesta di Mani Pulite fu cavalcata dalla destra rappresentata dall'Msi e dalla Lega. Furono esponenti di questi partiti, ad esempio, ad esporre un cappio in Parlamento. Anche Berlusconi nei primi anni considerava positiva l'inchiesta, e propose persino a Di Pietro di entrare come ministro nel suo primo governo (1994). Poi gradualmente, a causa del suo coinvolgimento personale nelle inchieste, Berlusconi cambiò parola d'ordine, così che i mass media di sua proprietà cominciarono una campagna volta a far credere che i magistrati fossero "di parte" e "politicizzati", e che l'inchiesta Mani Pulite fosse stata un "golpe".

-Il fatto che dei partiti vengano spazzati via in seguito a inchieste giudiziare rappresenta un'anomalia
Questo può essere vero, ma questa anomalia non è la prima né in ordine logico né in ordine cronologico: essa fu il risultato di un'altra anomalia, vale a dire lo spaventoso livello di corruzione che fu raggiunto in Italia, soprattutto negli anni '80. Prova ne è l'aumento del debito pubblico, che passò dal 60% al 120% dal 1980 al 1992. E infatti l'inchiesta di Mani Pulite ebbe l'effetto di porre un freno a questo andamento, ponendo le condizioni per un cambiamento, proprio quando l'Italia era ormai sull'orlo della bancarotta. In ogni caso, nessuno dichiarò fuori legge i partiti colpiti dalle inchieste: semplicemente, la gente smise di votarli, e si sciolsero. Forse perché l'inchiesta portò alla luce fatti che si erano realmente verificati.

-Berlusconi con la sua discesa in campo salvò l'Italia dalla sinistra
Indubbiamente Berlusconi vinse a sorpresa le elezioni del 1994, ma dopo otto mesi il suo governo cadde perché la Lega abbandonò la maggioranza, e dopo due anni, nel 1996, il centro-sinistra guidato da Prodi vinse le elezioni. Nonostante quanto paventato dai media berlusconiani, non si videro i cosacchi abbeverarsi a San Pietro, anzi l'Italia entrò in Europa nel primo gruppo, e venne operato un risanamento dei conti pubblici che portò il debito pubblico dal 125% al 105% del Pil. Il centro-sinistra governò fino al 2001.

Il fatto che quasi vent'anni dopo una parte dello schieramento politico italiano consideri ancora l'inchiesta Mani Pulite come un evento negativo, non è certo un elemento di cui andare fieri, ed è uno dei tanti "regali" che Berlusconi ha fatto all'Italia, trasformando i propri problemi personali in questioni pubbliche.
Ci vorrà del tempo per cambiare la mentalità a tutti i livelli, convincendosi che la legalità è un valore universale, che dovrebbe essere fatto proprio dalla destra come dalla sinistra.