giovedì 9 aprile 2009

Abolire le Province


Se ne parla da tempo, ma come la maggior parte delle cose su cui (in Italia) a parole sono tutti (o quasi) d'accordo, fino ad ora non se ne è fatto nulla. Si tratta dell'abolizione delle Province, enti da molti considerati inutili, soprattutto da quando molte competenze sono state trasferite dallo Stato alle Regioni, per cui non c'è più la necessità di compensare il centralismo dello Stato con enti locali e territoriali. Per questo comunque ci sono già Regioni e Comuni.

Ma quali sarebbero i vantaggi dell'abolizione delle Province?

Innanzitutto, la semplificazione dell'amministrazione, e la trasparenza nei confronti dei cittadini. Se nella mia zona c'è qualcosa che non va, io non so se la "colpa" è del governo, della provincia, della regione, del comune, e se vivo in una grande città, del municipio.
Inoltre, con la diminuzione del numero degli amministratori, si darebbe un contributo alla riduzione della voracità della classe politica italiana. Attualmente i tanti posti disponibili tra regioni, province, comuni, oltre alle consulenze esterne fanno sì che vi sia un esercito di persone che vivono di politica e si riciclano da un posto all'altro, magari politici trombati a precedenti elezioni, o gente che deve essere premiata per la propria fedeltà al partito.
Tutto ciò comporterebbe naturalmente anche una riduzione dei costi della politica, stimabile in 3-4 miliardi di Euro l'anno (ovviamente non tutti gli attuali costi delle province sarebbero risparmiati, perché le competenze verrebbero trasferite ad altri enti, per cui le stime che a volte si fanno, di 15 o persino 30 miliardi di Euro, sono decisamente ottimistiche).

Intanto, però, le Province aumentano: erano 95 dal 1974 al 1992, quando hanno ricominciato ad aumentare. Negli ultimi anni sono state istituite le Province di Monza e Brianza, Fermo, Barletta – Andria – Trani (abbreviata con il ridicolo nome di BAT), tre nuove Province (due delle quali con più di un capoluogo, per non scontentare nessuno...) che si vanno ad aggiungere alle sette istituite negli anni precedenti (Biella, Verbano, Lecco, Lodi, Rimini, Prato, Crotone e Vibo Valentia), mentre la Provincia di Forlì è diventata Forlì-Cesena. Inoltre la Regione Sardegna (a proposito, ma ha senso che esistano ancora le Regioni a statuto speciale?) ha istituito quattro nuove Province (tutte con più di un capoluogo, ovviamente...): Olbia-Tempio, Ogliastra, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano. Le nuove Province sarde hanno scatenato un conflitto con lo Stato centrale; del resto non si capisce bene che senso abbiano Province che hanno gli stessi abitanti di un quartiere di Roma (in tutta l'Ogliastra ci sono solo 58.000 abitanti).
Ma non è finita: sono in cantiere nuove Province, e se tutto andrà come "deve" nei prossimi anni ne vedremo nascere ancora...

La moltiplicazione delle Province riflette il vizio tutto italiano di chiudersi nel localismo e di esaltare le realtà locali anziché cercare una visione d'insieme. Inoltre è uno strumento per i partiti per controllare il territorio e moltiplicare i centri di spesa. Non a caso attualmente il partito che più si oppone all'abolizione delle Province sembra essere la Lega (che attraverso il suo giornale La Padania aveva addirittura esultato in occasione della creazione delle nuove province lombarde). Nella campagna elettorale 2008 Berlusconi aveva detto: "Non parlo delle Province, perché bisogna eliminarle". Dopo però non se ne è più parlato (di eliminarle, si intende).

Intanto si avvicinano le elezioni amministrative di giugno, che prevedono anche diverse elezioni provinciali. Quello che noi possiamo fare, è... non votare alle elezioni provinciali.

Link: Non serve - non voto
Aboliamo le Province
Gian Antonio Stella - La deriva