Un breve confronto tra l'Italia e la Svezia può essere utile per capire le differenze tra il modello scandinavo, tradizionalmente socialdemocratico, basato sul lavoro e sulla parità dei diritti, e quello italiano. La cosa importante da capire è che tutto si tiene, per cui le singole voci si influenzano reciprocamente. Ad esempio se i salari sono alti, la gente è incentivata a lavorare; se i servizi sociali sono di qualità, la gente è incentivata a pagare le tasse, se il livello di istruzione è basso si produrrà poca ricchezza, l'assenza di lavoro spinge molte persone ad entrare nel circuito della criminalità ecc.
- Lavoro.
In Svezia lavorano tutti, donne e uomini. Il tasso di occupazione è dell'81% tra gli uomini e del 79% tra le donne (popolazione tra i 15 e i 54 anni).
In Italia il tasso di occupazione è tra i più bassi dell'Occidente (il 69% della popolazione tra i 15 e i 54 anni), soprattutto quella femminile (il 57%). E non sto parlando qui della disoccupazione: la percentuale degli occupati si calcola sul totale della popolazione attiva (escludendo dunque bambini e anziani). La differenza con la disoccupazione è semplice: c'è chi non lavora e non cerca neanche il lavoro, per cui sfugge alle statistiche sulla disoccupazione. I motivi per cui persone che non hanno un lavoro, non ne sono in cerca, possono essere diversi: perché non sperano di trovarlo (cosa che accade soprattutto al Sud), perché si devono o si vogliono occupare della famiglia (per tradizione molte donne italiane sceglievano di fare la casalinga mentre il "capofamiglia" pensava a portare a casa lo stipendio, ma oggi pesa soprattutto lo scarso livello dello stato sociale, con pochi asili nido e strutture per anziani, che costringe molte persone, sopratutto donne, a dedicarsi a tempo pieno alla famiglia), perché i salari sono bassi (l'Italia ha i salari più bassi d'Europa) e le condizioni di lavoro poco dignitose (tra lavori precari e sottopagati), per cui entrare nel mondo del lavoro, se non è proprio una necessità, non è molto incentivante.
In Svezia i salari sono alti, e non ci sono sostanziali differenze nelle retribuzioni tra uomini e donne. In Italia sono bassi (l'Italia ha i salari più bassi d'Europa). Le donne guadagnano meno degli uomini, anche se sono in genere più preparate (hanno mediamente un grado di istruzione più elevato o comunque con punteggi più alti).
- Sindacati.
In Svezia tutti i lavoratori sono iscritti ai sindacati, i quali tutelano realmente i loro interessi, con il risultato che i lavoratori sono soddisfatti dell'attività dei sindacati. In Italia i sindacati hanno tra gli iscritti in maggioranza pensionati e lavoratori delli grandi imprese, e la maggioranza dei lavoratori non è soddisfatta della tutela offerta dai sindacati. I sindacati sono la categoria istituzionale che riscuote il più basso indice di gradimento tra la popolazione, addirittura inferiore a quella dei politici (solo il 17% degli italiani ha fiducia nei sindacati).
In Svezia sono alte, e tutti le pagano. In Italia erano tradizionalmente basse, ma sono aumentate gradualmente con l'aumentare del debito pubblico. Ma l'evasione fiscale in Italia è enorme (è la più alta dell'Occidente), anche sotto forma di lavoro nero e imprese totalmente sconosciute al Fisco. Il risultato è un circolo vizioso per cui lo Stato è "costretto" ad aumentare il livello delle imposte per compensare le mancate entrate causate dall'evasione.
In Svezia sono ottimi, in Italia sono spesso scadenti e deficitari. La spesa sociale italiana è elevata solo per le pensioni. Mancano strumenti come i sussidi di disoccupazione e gli ammortizzatori sociali, che negli altri Paesi europei sono diffusi.
- Donne in politica.
In Svezia vi è una sostanziale parità nell'accesso alla politica nei posti di potere, compresa la politica. In Italia la percentuale di donne che si occupa di politica, che siede in Parlamento ecc., è la più bassa d'Europa.
- Istruzione.
In Svezia il tasso di istruzione è elevato e l'evasione scolastica praticamente inesistente. L'Italia ha uno dei livelli di istruzione più bassi dell'Occidente, ad esempio ha il più basso numero di laureati d'Europa. Inoltre il livello dell'istruzione media al Sud è decisamente peggiore che al Nord; anche l'evasione scolastica al Sud è elevata, con un numero elevato di studenti che diserta le lezioni delle scuole primarie e secondarie.
- Criminalità.
Oltre all'elevato tasso di evasione ed elusione fiscale, l'Italia si distingue per avere intere regioni in mano alla criminalità organizzata. Questo ha effetti depressivi sull'economia e l'occupazione. Ad esempio l'Italia del Sud praticamente non attrae capitali stranieri. Gli stranieri investono poco in Italia, e certo non al Sud.
- Disuguaglianze sociali.
In Svezia si ritiene che "nessuno si deve sentire molto meglio degli altri", una concezione che farebbe fatica anche solo ad essere compresa in Paesi caratterizzati da elevate disuguaglianze sociali come l'Italia o gli Stati Uniti. L'Italia ha le più grandi differenza tra ricchi e poveri d'Europa. Gli Stati Uniti hanno differenze ancora più grandi, con la differenza però che questi ultimi hanno anche un elevato grado di mobilità sociale, per in base al merito si può effettuare la scalata sociale pur partendo dal basso; l'Italia invece ha anche il più basso grado di mobilità sociale, il che significa che in genere i figli dei ricchi rimarranno ricchi, e i figli dei poveri rimarranno poveri. Quindi, nel nostro Paese non c'è affatto una parità di opportunità tra i più e i meno fortunati. Questo sancisce anche la sconfitta della scuola, che evidentemente non è all'altezza di quanto prescritto nell'articolo 34 della Costituzione: "I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi".
Da questa breve analisi emerge come purtroppo il nostro Paese sia per certi aspetti un Paese pre-moderno, ben lontano dagli standard di civiltà ormai affermatisi in Europa. Certo il confronto con la Svezia è impietoso, ma la distanza rispetto agli altri Paesi dell'Europa continentale (compresi grandi Paesi come la Francia o la Germania) è comunque notevole.Da dove dobbiamo partire per colmare questo incredibile divario?
Forse dovremmo ricominciare, seguendo la lezione dalla Svezia, a prendere familiarità con un termine che abbiamo messo da parte ormai da troppo tempo: uguaglianza. Ricordando però che il termine non va visto in senso repressivo-massificante, ma piuttosto come uguaglianza delle opportunità, dei diritti e dei doveri.
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