giovedì 28 gennaio 2010

Berlusconi e le tasse


Sono ormai 16 anni che Berlusconi illude il suo elettorato con la promessa di ridurre le tasse. Ma perché non le riduce?
Per capire il problema, quando si parla di riduzione delle imposte, occorre tenere presenti alcune grandezze, non solo quella delle imposte stesse. E queste sono: il deficit e il debito pubblico, la spesa pubblica, la crescita economica e l'evasione fiscale. Ad esempio, se si riducono le imposte, l'effetto immediato è un calo delle entrate e dunque un aumento del deficit pubblico, che poi va ad ingrossare il debito pubblico. L'Italia ha il debito pubblico più alto d'Europa (e lo ha sempre avuto da quando Berlusconi è entrato in politica: nel 1994 era del 124% del PIL, nel 2001 era intorno al 110%, e oggi dopo la crisi viaggia di nuovo verso il 120%), e dunque è chiaro (lo è sempre stato) che non è possibile ridurre le imposte lasciando inalterate le altre variabili in gioco.
Se però l'economia cresce, aumentano le entrate e dunque è possibile ridurre le imposte, sempre che si riesca a non aumentare nel contempo la spesa pubblica. Ma l'economia italiana langue da ormai 18 anni, cioè dal 1992 l'economia italiana cresce sistematicamente meno di quella degli altri paesi europei (che già crescono meno degli Stati Uniti e dei paesi emergenti). Ad esempio, il PIL pro capite (ricchezza totale prodotta divisa per gli abitanti) dell'Italia scende regolarmente da anni rispetto alla media europea, e se nel 1997 era del 119% rispetto alla media dell'Europa a 27, nel 2008 è arrivato al 102%. Praticamente l'Europa a 27 (che comprende anche Paesi dell'ex blocco sovietico, un tempo poveri) ci ha ormai quasi raggiunto. Anche da questo punto di vista, le promesse di Berlusconi non sono state mantenute: non c'è stato alcun miracolo economico, l'Italia continua ad essere il fanalino di coda dell'Europa, anche dopo i 5 anni di governo Berlusconi (2001-2006), e gli attuali quasi 2 (metà 2008-2010).
Se però si combatte l'evasione fiscale, è possibile ridurre le imposte senza aumentare il deficit, perché le entrate provenienti dal recupero dell'evasione consentiranno di compensare le minori entrate dovute alla diminuzione delle imposte. L'Italia ha l'evasione fiscale più alta d'Europa. Ma anche su questo versante, non ci sono buoni risultati, semmai Berlusconi ha premiato più volte gli evasori, con il condono fiscale (e edilizio) nella precedente legislatura 2001-2006, e con lo scudo fiscale (2009-2010) in quella attuale. Inoltre la misura prese da Visco nel precedente governo Prodi, di vietare l'uso del contante per le spese superiori ai 100 Euro in modo da mantenere traccia di tutti gli spostamenti di denaro, è stata prontamente abolita dal governo Berlusconi appena è entrato in carica (2008).
Se però si riduce la spesa pubblica, è possibile ridurre le imposte senza nel contempo aumentare il deficit. Naturalmente, se la spesa che si riduce riguarda i servizi sociali, si tratta di una riduzione fittizia perché poi i cittadini dovranno pagare di tasca propria i servizi che ora non sono più gratuiti. In ogni caso, come ci dice l'Istat, in Italia la spesa pubblica tende a crescere, ed è passata dal 2000 al 2006 dal 46,2% al 50,5% del PIL, e nel 2009 la spesa pubblica ha ormai raggiunto gli 800 miliardi di Euro.
Ricapitolando, i motivi per cui Berlusconi non riduce le imposte sono seri, e sono sempre stati presenti sin da quando è entrato in politica: debito pubblico elevato, evasione fiscale elevata, spesa pubblica elevata, crescita economica bassa. Non essendo stato in grado di migliorare lo stato di tutte queste voci, è evidente che Berlusconi non è in grado di mantenere la sua promessa. La cosa interessante però è che, ad ogni appuntamento elettorale, Berlusconi riparte alla carica con la sua vecchia promessa. Chissà se i suoi elettori continuano a crederci...
Quando ci risveglieremo dal sogno berlusconiano, ci accorgeremo che in tutti questi anni non è stato fatto nulla di sostanziale per l'economia italiana: niente riforme, niente infrastrutture, niente riduzione del debito e della spesa pubblica, solo un galleggiamento per tirare a campare.
A dispetto di mille promesse, Italia del dopo-Berlusconi si ritroverà più povera e meno competitiva rispetto agli altri paesi, come già dicono tutti gli indicatori, e come si accorge chiunque abbia la fortuna (o la sfortuna?) di fare un anche solo un breve viaggio all'estero.
La mancata riduzione delle imposte è la prova più evidente del fallimento della politica economica di Berlusconi.

5 commenti:

  1. "Sono ormai 16 anni che Berlusconi illude..."

    Ma in questi 16 anni (dal '94), la maggior parte del tempo al potere c'è stata la sinistra.

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  2. Dal 1994 ad oggi Berlusconi ha governato: 8 mesi nel 1994, 5 anni dal 2001 al 2006, e un anno e mezzo dal 2008 ad oggi.
    Il centrosinistra ha governato: nel 1995-96 (per la verità con un governo tecnico presieduto da Dini), 5 anni dal 1996 al 2001, e poco più di un anno e mezzo dal 2006 al 2008. Come si vede siamo più o meno a 7 anni a testa.

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  3. però si è omesso un particolare credo importante, la sinistra ha governato nel periodo delle vacche grasse... e penso che per onestà intellettuale bisognerebbe scriverlo...

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  4. Io non ho inteso fare un confronto tra i risultati delle due coalizioni al governo, solo mostrare il fatto singolare che da 16 anni Berlusconi fa promesse che non può mantenere, in particolare sulle tasse, e con i dati del debito pubblico ho mostrato che già quando le ha fatte la prima volta si sapeva che non le poteva mantenere. E infatti non le ha mantenute. Però (e anche adesso che siamo in piena crisi!) ogni volta che si avvicinano le elezioni, riparte con le promesse impossibili. Che però (guarda caso) vengono sempre rimandate.

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  5. E facendo qualche confronto, i conti pubblici sono migliorati nell'ultimo decennio nei periodi in cui era al governo la sinistra. Grazie soprattutto ad una politica più decisa riguardo l'evasione fiscale.

    Probabilmente il motivo del successo di Berlusconi è quello. E probabilmente la "riduzione delle tasse", per chi vuole intendere, è quella.

    Comunque una riduzione delle tasse c'è stata, quella dell'ICI sulla prima casa. Con conseguenze disastrose sulle finanze dei comuni, che dobbiamo ancora vedere nella loro interezza.

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