venerdì 3 maggio 2013

La fine del PD

Le divisioni nel Partito Democratico emerse durante le votazioni per il Presidente della Repubblica, hanno messo in mostra la sostanziale incapacità da parte del partito di seguire un'unica linea politica. Negli ultimi mesi del 2012, la candidatura di Matteo Renzi alle primarie e il suo porre l'accento sulla questione anagrafica (il giovane rottamatore che vuole mandare a casa i vecchi), ha nascosto la vera questione, che è una questione politica: il Pd è diviso tra correnti fortemente ideologizzate, che non accetterebbero mai che il partito finisse nelle mani delle correnti che considerano troppo lontane. Lo ammise Massimo D'Alema quando disse che, qualora Renzi avesse vinto le primarie, avrebbe fatto una "battaglia" all'interno del partito. Sarebbe come se Hillary Clinton avesse dato battaglia contro Obama dopo aver perso le primarie. Interessante poi la scelta, da parte di D'Alema ma anche di Veltroni, di non candidarsi alle elezioni, senza però ritirarsi dalla politica, anzi, per poter agire con più libertà all'interno del partito. D'altro canto all'interno del Pd, sia nella classe dirigente che tra i simpatizzanti, c'è chi pensa che Renzi sia un "infiltrato di destra". Che ci possano essere posizioni diverse all'interno di un partito ci può stare, ma questo linguaggio mostra come il PD non si possa considerare un partito democratico come quello americano, un partito "liquido", cioè un partito poco ideologizzato la cui linea viene decisa da chi vince le primarie, senza veti e guerre interne.
Il PD appare dunque un partito novecentesco, ancora legato alle ideologie del passato, ma che non ha il coraggio di ammetterlo, forse perché nessuna di queste ideologie sarebbe in grado di ottenere il consenso necessario per vincere le elezioni. Sarebbe bello attribuire le colpe degli errori del PD alla sua classe dirigente, ma ho paura che essi siano soltanto lo specchio dell'arretratezza culturale del nostro Paese. Infatti in Italia non si guarda al mondo, non ci si chiede come fanno la Germania o la Corea del Sud, non ci si chiede come creare ricchezza, ma ci si barrica dietro questioni che solo da noi sono considerate come fondamentali, come l'articolo 18 o la Tav, l'acqua pubblica o l'Imu. Questioni irrilevanti rispetto alla vera questione di questi anni: come evitare il declino, come non perdere il treno della modernità, come evitare di diventare un Paese povero. E di questo non si occupa nessuno.

1 commento:

  1. Questo post è proprio da incorniciare


    tutta via per risponderti con Renzi "a me piace pensare che il PD la sua pagina più bella non l'ha ancora scritta, che ce la possiamo ancora fare a cambiare"

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