sabato 21 luglio 2012

Terremoti a Torino



Come abbiamo già fatto per Milano, cerchiamo di analizzare il rischio sismico della città di Torino.
A prima vista Torino sembra essere una città al riparo dai terremoti, almeno se si considera la sua distanza dalle faglie attive che ormai sappiamo esserci in Emilia e Lombardia, per non parlare di quelle ancora più pericolose del Veneto e del Friuli. Ma esiste un rischio locale, dovuto magari alla presenza di altre faglie?

Storia sismica di Torino

I terremoti del passato ci offrono una prima utile indicazione. Anche in questo caso abbiamo utilizzato il sito dell'Ingv, e in particolare la pagina che riporta la storia sismica di Torino (la presentazione del database macrosismico si trova qui) dal 1.000 al 2.000 d.C.
Anche in questo caso distinguiamo gli effetti locali di un terremoto (misurati con la scala Mercalli-Cancani-Sieberg, MCS) dall'intensità dello stesso (misurata dalla scala di Magnitudo del momento sismico, Mw).
I valori interessanti per quanto riguarda gli effetti locali sono quelli che superano il livello 5:

3:  leggera - Avvertita da poche persone.
4 : moderata - Avvertita da molte persone; tremito di infissi e cristalli, e leggere oscillazioni di oggetti appesi.

5 : piuttosto forte - Avvertita anche da persone addormentate; caduta di oggetti.
6 : forte - Qualche leggera lesione negli edifici e finestre in frantumi.
7:  molto forte -  Caduta di fumaioli, lesioni negli edifici.
8:  rovinosa - Rovina parziale di qualche edificio; qualche vittima isolata.

I terremoti veramente distruttivi sono quelli che comportano un'intensità tra 9 e 12 nella scala Mercalli.

A giudicare dai dati dell'Ingv la storia sismica di Torino sembra decisamente modesta, sia come numero di terremoti che come intensità, dal momento che non si è mai raggiunto il livello 7, che rappresenta la cosiddetta soglia del danno.
Storia sismica Torino
Al massimo abbiamo quattro episodi con risentimento locale pari a 6 nella scala Mercalli: nel 1808 (epicentro nella valle del Pellice - Bibiana, magnitudo Mw 5.67), 1855 (Vallese, Svizzera, magnitudo Mw 5.81), 1887 (Liguria occidentale, Mw 6.29), 1914 (Tavernette, Mw 5.36). 
Tuttavia, è curioso che prima del 1700 non risultino terremoti risentiti a Torino. Questo fa ipotizzare che la storia sismica del Piemonte non sia stata studiata a sufficienza, rispetto ad altre regioni, forse a causa della bassa sismicità della zona. 
Andiamo allora a cercare altri dati. Utilizziamo il Catalogo Parametrico dei terremoti italiani, effettuiamo una ricerca su un rettangolo corrispondente grosso modo alla regione Piemonte, e scopriamo che come sospettavamo escono dei terremoti verificatisi prima del 1700. Intanto, escono altri terremoti abbastanza forti ma centrati in Svizzera, dunque lontano da Torino: nel 1375 (Beckenried, Mw 5.57), 1394 (Brig, 5.57); più altri terremoti centrati in Piemonte: nel 1502 (Tarantasca, Cuneese, 5.17), 1541 (Valle Scrivia, Alessandrino, 5.48), 1703 (Villafranca, 5.37), 1767 (Lanzo Torinese, 5.26).
Più forti i terremoti verificatisi nella Liguria occidentale: oltre a quello già citato del 1887, che fu molto forte, ricordiamo quello del 1644 (Mw 5.88).
A quanto pare dunque i terremoti più forti registrati in Piemonte negli ultimi mille anni hanno toccato la magnitudo 5.67: quello della Valle del Pellice del 1808, centrato a circa 40 km da Torino, e quello del 1828 (Valle dello Staffora, Alessandrino, sempre 5.67). Questi sono stati anche gli unici due terremoti che abbiano superato la magnitudo 5.5.
I terremoti più forti che sono stati risentiti nella regione si sono verificati in Liguria occidentale e Svizzera (che hanno anche sfiorato o superato la magnitudo 6), troppo lontano però per avere effetti notevoli anche su Torino. 
I terremoti più forti del Friuli vengono risentiti leggermente a Torino (intorno a livello 3), mentre quello molto forte della Garfagnana del 1920 è stato risentito più intensamente ma senza danno (livello 4-5). Il forte terremoto del Veronese del 1117 dovrebbe aver portato dei danni soltanto nel Piemonte orientale. 

Pericolosità sismica 

La mappa della pericolosità sismica (che mostra l'accelerazione orizzontale massima del suolo attesa, in percentuali dell'accelerazione di gravità) relativa alla zona di Torino per un periodo di 475 anni, conferma come la città sia a bassa pericolosità:
Pericolosità sismica 10% in 50 anni
Anche per un periodo di 2475 anni la pericolosità rimane bassa per Torino, mentre si intensifica il colore nelle zone ad ovest del Piemonte e nell'estremo nord al confine con la Svizzera, oltre che nella zona sud-est (Alessandrino), dove però la pericolosità rimane tutt'al più moderata:
Pericolosità sismica 2% in 50 anni

Le faglie 
I due terremoto del 1808 e del 1914, come il più recente ma meno intenso del 1990 (Canavese, 4.76) sono stati generati dalla piccola faglia del Piemonte occidentale (ITCS023), lunga circa 30 km, che passa da Torre Pellice a None passando per Pinerolo. Ad essa sono associati terremoti di magnitudo Mw fino a 5.7.
Vi è poi la faglia francese Briançonnais (FRCS001), sul versante francese delle Alpi, cui sono associati terremoti di magnitudo massima 5.5.
Le faglie vicino a Torino
Le faglie emiliane e lombarde distano da Torino più di 100 km, come anche quelle del Vallese (Svizzera), quella di Imperia dista circa 130 km, mentre è più vicina quella francese di Briançon, che dista circa 85 km dal capoluogo piemontese.
Interessante il fatto che il database DISS 3 non riporti faglie attive nel basso Piemonte, Cuneese ed Alessandrino. D'altro canto, le vecchie mappe segnalavano tra le faglie, la faglia del Monferrato, che dovrebbe collegare quella emiliana del Piacentino con quella del Piemonte occidentale, rappresentando dunque un'unica struttura sepolta dell'Appennino, parallela a quella emersa. Forse i geologi considerano ormai queste faglie come non più attive.

Conclusione

La storia sismica di Torino e le mappe dell'Ingv appaiono rassicuranti: la pericolosità sismica del capoluogo piemontese è bassa. D'altro canto l'intero Piemonte non ha mai avuto terremoti distruttivi, e non ha mai raggiunto la magnitudo 6.0 della scala Richter.
Se ha ragione l'Ingv e la faglia del Monferrato non è da considerarsi attiva, l'unica faglia attiva vicino Torino è quella del Piemonte occidentale, che peraltro non dovrebbe essere in grado di generare terremoti molto forti.










Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono ben accetti purché non comprendano insulti, parolacce ecc., nel qual caso sarò costretto ad eliminarli.