Quanto ai parlamentari che hanno una visione meno ideologica e più moderata, per cui si possono avere dubbi sulla propria eventuale scelta personale, ma non si ritiene di avere la verità in tasca e che questa debba valere per tutti, per loro dovrebbe valere l'ovvio principio che si deve lasciare ai cittadini la libertà di scelta. Una legge che consente il divorzio non obbliga a divorziare, per cui è una legge veramente laica, rispettosa delle sensibilità individuali. Invece una legge che impedisce di scegliere quando essere curati e quando no, e non consente di interrompere le cure, fossero pure l'alimentazione e l'idratazione forzata, neanche se così vuole il paziente, come stabilisce la legge che è attualmente in discussione in Parlamento, sarebbe una legge non rispettosa della laicità dello Stato e antiliberale. Se il Parlamento vota una legge del genere, utilizzando l'alibi della "libertà di coscienza", si pone la paradossale situazione per cui la libertà di coscienza, che i parlamentari avocano a sé, viene negata ai cittadini. La libertà di coscienza è un principio nobile quando si riferisce alle scelte che i cittadini possono compiere, senza interferenze da parte dello Stato. I rappresentanti dei cittadini dovrebbero legiferare proprio per consentire l'uso di questa libertà, non per negarla.
Un osservatorio indipendente sui fatti di cronaca, politica, attualità e cultura.
mercoledì 18 marzo 2009
I parlamentari e la libertà di coscienza
Quando si tratta di votare su questioni riguardanti i diritti civili, e in particolare su temi come la vita e la morte, la libertà di cura ecc. (come accade per la legge sul testamento biologico in corso di discussione in questi giorni), molti esponenti dei partiti sostengono che si debba lasciare "libertà di coscienza" ai parlamentari. Il concetto sembrerebbe corretto, ma a ben vedere non lo è, perché quello che dovrebbe fare il Parlamento è legiferare in modo che sia lasciata ai cittadini la possibilità di fare le proprie scelte di vita, nel rispetto della libertà altrui. Certamente non si può costringere un parlamentare che a votare contro la propria coscienza, e dunque è giusto non porre la fiducia su tematiche di un certo tipo. Se un parlamentare pensa che una certa azione, come l'interruzione delle cure per un malato terminale, sia un delitto, un omicidio, non lo si può certo costringere a votare quella legge, per disciplina di partito. Ma visto che queste sono questioni che caratterizzano la visione del mondo che hanno le persone, è un po' strano che nello stesso partito vi siano persone che ritengono un delitto ciò che i loro compagni di partito ritengono un diritto. Se due persone la pensano in maniera così diversa su queste questioni fondamentali, non dovrebbero appartenere allo stesso partito.
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