lunedì 2 agosto 2010

I Supermanager e la crisi


Secondo la classifica pubblicata dal Wall Street Journal, il manager più pagato degli ultimi dieci anni è Lawrence J.Ellison, Ceo della Oracle, che nell'ultima decade ha guadagnato ben 1.835,7 milioni di dollari, vale a dire più di un miliardo di dollari. Steve Jobs, manager della Apple, si trova al quarto posto con 748,8 milioni di dollari.
La somma dei primi 25 manager dà la cifra straordinaria di 10.500,20 milioni, vale a dire ben dieci miliardi di dollari! (circa 8 miliardi di Euro).
Se pensiamo che la manovra correttiva apportata dal governo italiano nel luglio del 2010 è di 25 miliardi di Euro in due anni, ci rendiamo conto del livello incredibile raggiunto dai redditi dei manager delle grandi aziende americane.
E' poi interessante che queste cifre enormi non vengono raggiunte dal semplice stipendio, che anzi è spesso molto basso. Steve Jobs ad esempio ha una retribuzione ufficiale di appena un dollaro all'anno. Il grosso del guadagno è dato dalle stock options, vale a dire delle azioni privilegiate delle stesse aziende di cui sono a capo i manager. In questo modo essi sono incentivati ad ottenere risultati positivi nel breve periodo per la quotazione in Borsa delle loro aziende. Ma questi risultati si possono ottenere anche licenziando il personale (tipico metodo per ridurre i costi). Oppure può capitare che un manager ottenga grandi guadagni con le stock options di un'azienza, la quale in seguito subirà grosse perdite o andrà addirittura fallita.
Insomma, il risultato positivo per la Borsa (e per le tasche dei manager) non corrisponde al risultato positivo per l'azienda e i suoi dipendenti.
E' il caso ad esempio di Richar Fuld, Ceo della Lehman Brothers, che prima di fallire gli ha fruttato 457 milioni di dollari, collocandolo all'undicesima posizione nella classifica.
E' evidente che siamo in piena dittatura della finanza nei confronti della cosiddetta economia reale.
Sarebbe poi interessante capire da dove venga tutto il denaro che hanno incassato i supermanager. L'impressione è che esso provenga principalmente dallo stipendio dei dipendenti, mantenuto basso per ridurre i costi e rendere più competitiva l'azienda.
In fondo l'analisi di Marx non era poi così peregrina, solo che rispetto alla sua epoca i capitalisti che vogliono arricchirsi il più possibile a scapito degli operai sono diventati gli amministratori delegati, gente che non ha la proprietà dell'azienda e stipula con essa un contratto temporaneo, mentre tra i lavoratori non abbiamo soltanto gli operai ma anche i dipendenti, i cosiddetti colletti bianchi. Rispetto all'Ottocento la situazione è, se si vuole, ancora peggiore, perché non essendo i proprietari delle aziende, i manager non hanno alcun legame con l'azienda, per cui non si fanno problemi se ad esempio questa fallisce, dopo averla spolpata fino in fondo.

Fino al 2008 si credeva, o si voleva far credere, che questo sistema fosse valido perché in grado di incrementare la ricchezza collettiva; la crisi ha invece mostrato che, a fronte di salari sempre più depressi, la finanza aveva creato una serie di bolle speculative (immobiliare, borsistica ecc.), sgonfiate le quali sono rimasti soltanto.. i debiti della gente comune.