domenica 24 maggio 2009

L'Irlanda sconvolta dall'inchiesta sui preti pedofili

Una notizia per ora censurata dai telegiornali italiani riguarda il rapporto della "Child Abuse Commission", che ha mostrato come in Irlanda vi sia stato per decenni un sistematico maltrattamento nei confronti dei bambini da parte del personale ecclesiastico dei collegi e degli istituti gestiti dalla Chiesa cattolica. E come era accaduto nei tanti Paesi dove scandali del genere sono venuti alla luce, è emerso come la Chiesa abbia sistematicamente cercato di coprire i colpevoli e di mettere tutto a tacere. I racconti dei bambini vittime degli abusi, nel frattempo diventati adulti, come è emerso dall'inchiesta della commissione, sono semplicemente sconvolgenti.
Ancora una volta emerge come la Chiesa sia un'istituzione violenta e repressiva, che quando ha avuto il potere lo ha sempre usato contro le persone. In particolare emerge la grande percentuale di ecclesiastici dediti all'abuso sessuale, ovvio risultato di una morale sessuofobica, repressiva e contro natura.
Spero che queste notizie (che però in Italia vengono il più possibile censurate) contribuiscano a far sì che i cittadini possano aprire gli occhi e rendersi conto che una società moderna non ha bisogno di chiese e di religioni di alcun tipo, tantomeno della Chiesa cattolica.

da Repubblica del 22.5.09
"La mia Irlanda complice dei preti pedofili ", di Joseph O’Connor (il grassetto è mio).

"L'Irlanda in questi giorni sta vivendo un trauma inverosimile e terribile. Dopo aver trascorso il decennio scorso a crogiolarci in una cappa di autocompiacimento per i nostri successi economici, ci troviamo di fronte a una realtà completamente diversa, dalla quale risulta che quel boom è stato illusorio. Politici corrotti, avidi banchieri, speculatori immobiliari hanno quasi mandato a rotoli il nostro Paese e, come se non bastasse, la notizia ufficiale di questi giorni dei maltrattamenti e delle sevizie dei preti sui bambini a loro affidati conferma ciò che sapevamo da tempo nel fondo dei nostri cuori.
In altri Paesi i pedofili si nascondono: in Irlanda si nascondono in piena vista. Nella maggioranza dei casi, i bambini vittime di soprusi e violenza non sono stati creduti. Nessuno ha dato loro retta, nemmeno le loro famiglie. Poiché le rivelazioni delle sistematiche violenze e sopraffazioni sui bambini irlandesi arrivano in questa fase della nostra storia è inevitabile che scatenino rabbia e collera profonde. In parte questa reazione è dovuta ai racconti, così strazianti, così pieni di episodi crudeli da far venire le lacrime agli occhi di chi li legge. In parte, però, è dovuta anche al fatto che è ormai palese che per decenni l'organizzazione più potente e ricca di Irlanda, la Chiesa Cattolica nelle sue molteplici denominazioni, ha fatto tutto ciò che le era possibile per mettere a tacere le sue vittime.
Le scuse - se mai ci sono state - sono state equivoche e ambigue. Sono state assunte frotte di avvocati, incaricati di contestare le accuse. Quando, per le pressioni delle associazioni dei violentati e di un'opinione pubblica sempre più inferocita, si è riusciti a ottenere dalla Chiesa un programma di risarcimenti di natura finanziaria, le sue condizioni si sono rivelate talmente generose nei confronti dei colpevoli che molti hanno giudicato il comportamento del governo a dir poco inadeguato.
Dal mio punto di vista, però, esiste un contesto più ampio in grado di spiegare l'ira del popolo irlandese. Sappiamo che la responsabilità è di molti: le colpe non sono solo della Chiesa Cattolica, né solo di una sfilza di ingiustificabili governi irlandesi, ma della società stessa, di ogni suo elemento. È proprio questo a far sentire così profondamente a disagio l´Irlanda. Quasi tutti erano a conoscenza dei preti pedofili e violenti. Non sto esagerando: una delle organizzazioni di sopravvissuti a questi abominevoli reati si chiama "One in Four" ("Uno su quattro") perché è stato statisticamente provato che circa un quarto dei bambini irlandesi ha subito un maltrattamento fisico o una violenza sessuale, a casa propria, a scuola, ovunque avrebbe dovuto sentirsi invece protetto. C'è chi ha distolto gli occhi guardando, chi si è tappato le orecchie. I bambini sono stati trattati con un'irrilevanza sovrumana in Irlanda, una società che per difendere un prete sarebbe disposta a mettersi a testa in giù in una contorsione morale, ma che per un bambino vittima di stupro non muoverebbe un dito.
Mio padre, cresciuto in un quartiere della classe operaia nella parte antica di Dublino, ricevette l'unica istruzione dai Christian Brothers: malgrado non abbia subito maltrattamenti, né sia mai stato molestato sessualmente, e benché parli con rispetto di quegli istitutori che si occupano dei bambini più poveri, a scuola visse sempre nella paura. Certo, mi riferisco agli anni Quaranta, quando forse i metodi di insegnamento erano ovunque autoritari e brutali. Ma un amico mio coetaneo, che ha frequentato la stessa scuola negli anni Ottanta, mi ha parlato del suo terrore sui banchi di scuola, giorno dopo giorno. Il panico lo assaliva non appena varcava i cancelli della scuola e si dileguava soltanto quando rientrava a casa. Ancora oggi, non è mai tornato a visitare la sua scuola, si tiene alla larga addirittura dalla strada dove si trova, proprio come un vicino di casa che ha riferito a mia moglie di non poter vedere nemmeno da lontano l´edificio nel quale ha studiato, quello stesso istituto gestito dai Christian Brothers. È inevitabile a questo punto chiedersi: dove erano gli ispettori del governo? Dove erano i funzionari? E i burocrati? Come si è potuto permettere che tutto ciò accadesse?
Devo sottolineare che il contributo dato dalla giornalista irlandese Mary Raftery sul canale televisivo nazionale Rte è stato determinante per porre fine all´omertà. La leadership audace e coraggiosa di cui ha dato prova il giornalista Colm O'Gorman - egli stesso vittima di violenze sessuali e maltrattamenti dai preti - è stata fondamentale per costringere le autorità a guardare in faccia la verità. Persone come loro si sono rifiutate di essere messe a tacere, pur avendo incontrato nella loro ricerca di giustizia un numero davvero irrisorio di alleati. Ora penso di sapere perché. Il comportamento di alcuni preti e di alcune suore è stato sicuramente delinquenziale, nella piena accezione del termine. Ma niente è mai stato fatto per fermarli. L'Irlanda, già afflitta dal senso di colpa per gli insuccessi finanziari, ora lo è anche per questi casi di maltrattamento e violenza su minori. Siamo entrati in un vortice di recriminazione, una spirale nella quale gli innocenti sono puniti con i colpevoli. È comprensibile. Alcuni esponenti del clero meritano sicuramente di essere oggetto di stigma, ma il mio ammonimento è che questa è un'altra forma di equivoco morale. Per evitare le accuse si deve essere scioccati, o quanto meno fingere di esserlo. Solo così si riesce a frapporre della distanza tra sé e simili avvenimenti osceni. C'è tuttavia un dato, nudo e crudo, di cui non si può non tener conto: non possiamo dimenticare quanto poco lo Stato abbia fatto per proteggere i poveri irlandesi, e in che misura i bambini irlandesi poveri, più vulnerabili e deboli, affidati a istituzioni di crudeltà dickensiana, siano stati letteralmente abbandonati nella santità dei bassifondi morali. Si tratta di una vecchia storia, una storia terribile. Quando puntate un dito per accusare, siate sempre consapevoli che tre delle dita della vostra stessa mano puntano contro di voi."

Link:

martedì 5 maggio 2009

Noi e la Svezia




Un breve confronto tra l'Italia e la Svezia può essere utile per capire le differenze tra il modello scandinavo, tradizionalmente socialdemocratico, basato sul lavoro e sulla parità dei diritti, e quello italiano. La cosa importante da capire è che tutto si tiene, per cui le singole voci si influenzano reciprocamente. Ad esempio se i salari sono alti, la gente è incentivata a lavorare; se i servizi sociali sono di qualità, la gente è incentivata a pagare le tasse, se il livello di istruzione è basso si produrrà poca ricchezza, l'assenza di lavoro spinge molte persone ad entrare nel circuito della criminalità ecc.


  • Lavoro.

In Svezia lavorano tutti, donne e uomini. Il tasso di occupazione è dell'81% tra gli uomini e del 79% tra le donne (popolazione tra i 15 e i 54 anni).

In Italia il tasso di occupazione è tra i più bassi dell'Occidente (il 69% della popolazione tra i 15 e i 54 anni), soprattutto quella femminile (il 57%). E non sto parlando qui della disoccupazione: la percentuale degli occupati si calcola sul totale della popolazione attiva (escludendo dunque bambini e anziani). La differenza con la disoccupazione è semplice: c'è chi non lavora e non cerca neanche il lavoro, per cui sfugge alle statistiche sulla disoccupazione. I motivi per cui persone che non hanno un lavoro, non ne sono in cerca, possono essere diversi: perché non sperano di trovarlo (cosa che accade soprattutto al Sud), perché si devono o si vogliono occupare della famiglia (per tradizione molte donne italiane sceglievano di fare la casalinga mentre il "capofamiglia" pensava a portare a casa lo stipendio, ma oggi pesa soprattutto lo scarso livello dello stato sociale, con pochi asili nido e strutture per anziani, che costringe molte persone, sopratutto donne, a dedicarsi a tempo pieno alla famiglia), perché i salari sono bassi (l'Italia ha i salari più bassi d'Europa) e le condizioni di lavoro poco dignitose (tra lavori precari e sottopagati), per cui entrare nel mondo del lavoro, se non è proprio una necessità, non è molto incentivante.

  • Salari.



  • In Svezia i salari sono alti, e non ci sono sostanziali differenze nelle retribuzioni tra uomini e donne. In Italia sono bassi (l'Italia ha i salari più bassi d'Europa). Le donne guadagnano meno degli uomini, anche se sono in genere più preparate (hanno mediamente un grado di istruzione più elevato o comunque con punteggi più alti).

    • Sindacati.

    In Svezia tutti i lavoratori sono iscritti ai sindacati, i quali tutelano realmente i loro interessi, con il risultato che i lavoratori sono soddisfatti dell'attività dei sindacati. In Italia i sindacati hanno tra gli iscritti in maggioranza pensionati e lavoratori delli grandi imprese, e la maggioranza dei lavoratori non è soddisfatta della tutela offerta dai sindacati. I sindacati sono la categoria istituzionale che riscuote il più basso indice di gradimento tra la popolazione, addirittura inferiore a quella dei politici (solo il 17% degli italiani ha fiducia nei sindacati).

  • Tasse.



  • In Svezia sono alte, e tutti le pagano. In Italia erano tradizionalmente basse, ma sono aumentate gradualmente con l'aumentare del debito pubblico. Ma l'evasione fiscale in Italia è enorme (è la più alta dell'Occidente), anche sotto forma di lavoro nero e imprese totalmente sconosciute al Fisco. Il risultato è un circolo vizioso per cui lo Stato è "costretto" ad aumentare il livello delle imposte per compensare le mancate entrate causate dall'evasione.

  • Servizi sociali.



  • In Svezia sono ottimi, in Italia sono spesso scadenti e deficitari. La spesa sociale italiana è elevata solo per le pensioni. Mancano strumenti come i sussidi di disoccupazione e gli ammortizzatori sociali, che negli altri Paesi europei sono diffusi.

    • Donne in politica.

    In Svezia vi è una sostanziale parità nell'accesso alla politica nei posti di potere, compresa la politica. In Italia la percentuale di donne che si occupa di politica, che siede in Parlamento ecc., è la più bassa d'Europa.

    • Istruzione.

    In Svezia il tasso di istruzione è elevato e l'evasione scolastica praticamente inesistente. L'Italia ha uno dei livelli di istruzione più bassi dell'Occidente, ad esempio ha il più basso numero di laureati d'Europa. Inoltre il livello dell'istruzione media al Sud è decisamente peggiore che al Nord; anche l'evasione scolastica al Sud è elevata, con un numero elevato di studenti che diserta le lezioni delle scuole primarie e secondarie.

    • Criminalità.

    Oltre all'elevato tasso di evasione ed elusione fiscale, l'Italia si distingue per avere intere regioni in mano alla criminalità organizzata. Questo ha effetti depressivi sull'economia e l'occupazione. Ad esempio l'Italia del Sud praticamente non attrae capitali stranieri. Gli stranieri investono poco in Italia, e certo non al Sud.


    • Disuguaglianze sociali.

    In Svezia si ritiene che "nessuno si deve sentire molto meglio degli altri", una concezione che farebbe fatica anche solo ad essere compresa in Paesi caratterizzati da elevate disuguaglianze sociali come l'Italia o gli Stati Uniti. L'Italia ha le più grandi differenza tra ricchi e poveri d'Europa. Gli Stati Uniti hanno differenze ancora più grandi, con la differenza però che questi ultimi hanno anche un elevato grado di mobilità sociale, per in base al merito si può effettuare la scalata sociale pur partendo dal basso; l'Italia invece ha anche il più basso grado di mobilità sociale, il che significa che in genere i figli dei ricchi rimarranno ricchi, e i figli dei poveri rimarranno poveri. Quindi, nel nostro Paese non c'è affatto una parità di opportunità tra i più e i meno fortunati. Questo sancisce anche la sconfitta della scuola, che evidentemente non è all'altezza di quanto prescritto nell'articolo 34 della Costituzione: "I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi".

    Da questa breve analisi emerge come purtroppo il nostro Paese sia per certi aspetti un Paese pre-moderno, ben lontano dagli standard di civiltà ormai affermatisi in Europa. Certo il confronto con la Svezia è impietoso, ma la distanza rispetto agli altri Paesi dell'Europa continentale (compresi grandi Paesi come la Francia o la Germania) è comunque notevole.

    Da dove dobbiamo partire per colmare questo incredibile divario?

    Forse dovremmo ricominciare, seguendo la lezione dalla Svezia, a prendere familiarità con un termine che abbiamo messo da parte ormai da troppo tempo: uguaglianza. Ricordando però che il termine non va visto in senso repressivo-massificante, ma piuttosto come uguaglianza delle opportunità, dei diritti e dei doveri.

    giovedì 9 aprile 2009

    Abolire le Province


    Se ne parla da tempo, ma come la maggior parte delle cose su cui (in Italia) a parole sono tutti (o quasi) d'accordo, fino ad ora non se ne è fatto nulla. Si tratta dell'abolizione delle Province, enti da molti considerati inutili, soprattutto da quando molte competenze sono state trasferite dallo Stato alle Regioni, per cui non c'è più la necessità di compensare il centralismo dello Stato con enti locali e territoriali. Per questo comunque ci sono già Regioni e Comuni.

    Ma quali sarebbero i vantaggi dell'abolizione delle Province?

    Innanzitutto, la semplificazione dell'amministrazione, e la trasparenza nei confronti dei cittadini. Se nella mia zona c'è qualcosa che non va, io non so se la "colpa" è del governo, della provincia, della regione, del comune, e se vivo in una grande città, del municipio.
    Inoltre, con la diminuzione del numero degli amministratori, si darebbe un contributo alla riduzione della voracità della classe politica italiana. Attualmente i tanti posti disponibili tra regioni, province, comuni, oltre alle consulenze esterne fanno sì che vi sia un esercito di persone che vivono di politica e si riciclano da un posto all'altro, magari politici trombati a precedenti elezioni, o gente che deve essere premiata per la propria fedeltà al partito.
    Tutto ciò comporterebbe naturalmente anche una riduzione dei costi della politica, stimabile in 3-4 miliardi di Euro l'anno (ovviamente non tutti gli attuali costi delle province sarebbero risparmiati, perché le competenze verrebbero trasferite ad altri enti, per cui le stime che a volte si fanno, di 15 o persino 30 miliardi di Euro, sono decisamente ottimistiche).

    Intanto, però, le Province aumentano: erano 95 dal 1974 al 1992, quando hanno ricominciato ad aumentare. Negli ultimi anni sono state istituite le Province di Monza e Brianza, Fermo, Barletta – Andria – Trani (abbreviata con il ridicolo nome di BAT), tre nuove Province (due delle quali con più di un capoluogo, per non scontentare nessuno...) che si vanno ad aggiungere alle sette istituite negli anni precedenti (Biella, Verbano, Lecco, Lodi, Rimini, Prato, Crotone e Vibo Valentia), mentre la Provincia di Forlì è diventata Forlì-Cesena. Inoltre la Regione Sardegna (a proposito, ma ha senso che esistano ancora le Regioni a statuto speciale?) ha istituito quattro nuove Province (tutte con più di un capoluogo, ovviamente...): Olbia-Tempio, Ogliastra, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano. Le nuove Province sarde hanno scatenato un conflitto con lo Stato centrale; del resto non si capisce bene che senso abbiano Province che hanno gli stessi abitanti di un quartiere di Roma (in tutta l'Ogliastra ci sono solo 58.000 abitanti).
    Ma non è finita: sono in cantiere nuove Province, e se tutto andrà come "deve" nei prossimi anni ne vedremo nascere ancora...

    La moltiplicazione delle Province riflette il vizio tutto italiano di chiudersi nel localismo e di esaltare le realtà locali anziché cercare una visione d'insieme. Inoltre è uno strumento per i partiti per controllare il territorio e moltiplicare i centri di spesa. Non a caso attualmente il partito che più si oppone all'abolizione delle Province sembra essere la Lega (che attraverso il suo giornale La Padania aveva addirittura esultato in occasione della creazione delle nuove province lombarde). Nella campagna elettorale 2008 Berlusconi aveva detto: "Non parlo delle Province, perché bisogna eliminarle". Dopo però non se ne è più parlato (di eliminarle, si intende).

    Intanto si avvicinano le elezioni amministrative di giugno, che prevedono anche diverse elezioni provinciali. Quello che noi possiamo fare, è... non votare alle elezioni provinciali.

    Link: Non serve - non voto
    Aboliamo le Province
    Gian Antonio Stella - La deriva

    martedì 31 marzo 2009

    La bufala del non-riscaldamento globale



    Una caratteristica del complottismo è quella di considerare con sospetto tutto ciò che ha a che fare con il potere e con il denaro. E poiché un'altra caratteristica fondamentale del complottismo è la legge del sospetto, per cui un sospetto diventa automaticamente una certezza, da quando i governi hanno cominciato ad occuparsi del riscaldamento globale, e da quando le fonti energetiche alternative sono diventate un business, ecco che i complottisti si sono rivolti contro la teoria dell'effetto-serra, sostenendo che, ovviamente, è solo un inganno, voluto dai potenti per fare soldi e/o per sottometterci.

    E così, quell'effetto serra (cioè il riscaldamento dell'aria e degli oceani dovuto all'emissione nell'atmosfera di gas in grado di trattenere il calore, in seguito alla combustione di materie come il carbone e il petrolio) che un tempo (quando i governi non se ne occupavano) era una scomoda verità, taciuta dai potenti asserviti ai petrolieri, oggi è diventata una "bufala", una "teoria falsa e non provata". E i governi in passato accusati di essere asserviti alle multinazionali del petrolio, oggi che studiano sistemi di produzione di energia pulita, proprio per affrancarci dall'asservimento al petrolio, ovviamente lo fanno... perché sono asserviti al business dell'energia pulita!

    In realtà, negli ultimi 20 anni le prove a favore dell'effetto-serra si sono moltiplicate, oltre al fatto per nulla secondario che la temperatura nel frattempo ha continuato ad aumentare...

    Eventi mai verificatisi prima, come la terribile estate del 2003, che ha sbaragliato tutti i precedenti record del caldo nell'Europa centrale e occidentale, ma ancor più fenomeni da tutti osservabili come lo scioglimento dei ghiacciai artici e alpini, costituiscono una prova del fatto che il fenomeno è reale ed è sotto gli occhi di tutti.

    Ma è proprio questa, paradossalmente, una delle armi dei complottisti. Secondo il loro punto di vista, proprio ciò sembra, non è, perché c'è sempre un potere occulto che ci manovra (ma loro sono ovviamente troppo intelligenti per farsi ingannare da esso...).


    Così, poco importa che istituzioni serissime come l'Ipcc (un gruppo internazionale di scienziati che si occupa dei cambiamenti climatici sotto l'egida dell'Onu), il Noaa o altri producano studi che dimostrano l'esistenza del global warming... poco importa che Al Gore abbia vinto il Premio Nobel per il suo documentario sull'effetto-serra (il Premio Nobel, si sa, non vale niente...), i complottisti non credono a nulla (se non alle loro verità...).

    Ma ecco alcuni argomenti usati da chi sostiene che l'effetto-serra è un falso.

    1- Il clima non è mai fermo, e anche in passato e sempre mutato.

    Questo è vero, ma naturalmente non prova che il riscaldamento che stiamo vivendo attualmente non sia dovuto alle attività umane. Quello che occorre considerare è la velocità del cambiamento, e la sua intensità, e inoltre occorre considerare le possibili cause di tale cambiamento. Le grandi variazioni del clima, come le glaciazioni, sono attribuite dagli scienziati a fenomeni astronomici, come i cicli della variazione dell'inclinazione dell'asse terrestre o la precessione degli equinozi, e sono variazioni lente della durata di millenni.

    Qui però bisogna capire perché, da 150 anni a questa parte, la temperature media del globo sia in aumento, e soprattutto perché questo amento ha avuto un'accelerazione negli ultimi 30 anni (prima infatti c'erano stati anche periodi di pausa o addirittura di raffreddamento). Se ghiacci millenari cominciano a sciogliersi, viene il sospetto che stia accadendo qualcosa di strano. Anche perché teoricamente, proprio in base ai cicli glaciali del passato, si è visto che dovremmo essere alla fine di un periodo interglaciale, cioè in un massimo di caldo.

    2- Non tutti gli scienziati sono d'accordo sulle cause dell'attuale riscaldamento.

    Anche questo è vero, ma si tratta di un argomento debole, perché rimane il fatto che la maggior parte degli scienziati pensa che il riscaldamento sia dovuto alle attività umane. L'errore di questa tesi sta dunque nel non quantificare: un conto è dire che il 5% non è d'accordo (cosa che è), un altro è dire che non lo è il 50% (cosa che non è). Questo è anche quello che può sembrare assistendo a certi dibattiti televisivi dove, seguendo lo schema derivato dalla politica, si fanno parlare due ospiti, uno a favore e uno contro, dando così l'impressione errata che si tratti di una materia di opinione, e che il mondo scientifico sia equamente diviso.
    Le voci dissenzienti nel mondo della scienza ci sono spesso, ed è bene che ci siano. Ciò non vuol dire che allora tutto sia vero e tutto sia falso, come qualcuno ci vuole far credere, magari per ritagliarsi uno spazio di notorietà.

    3- Non c'è una prova definitiva che il riscaldamento sia dovuto alle attività umane.

    Qui bisogna vedere cosa si intende per "prova definitiva". Poiché il sistema oceano-atmosfera è estremamente complesso, ed è il risultato della complessa interazione di moltissimi elementi, è molto difficile, anzi è impossibile individuare un'unica causa. Vi è però un sostanziale accordo tra gli scienziati sul fatto che l'attuale riscaldamento è in gran parte (forse non del tutto) dovuto alle attività umane.

    E comunque, quale sarebbe l'alternativa, aspettare che i ghiacci si sciolgano e i mari sommergano le città, senza fare nulla e rimanendo in attesa della "pistola fumante"? A quel punto, avremo finalmente scoperto la "prova definitiva". E sarà una magra soddisfazione.

    4- L'ultimo anno non è stato più caldo dei precedenti.

    Naturalmente quello che occorre guardare è la tendenza. L'ultimo anno non è stato caldissimo, e molti attribuiscono questo fatto al minimo di attività solare che stiamo vivendo. Ma basta dare un'occhiata al grafico inserito in alto, con le temperature dal 1850, per rendersi conto la tendenza al riscaldamento c'è. Ed è evidente.

    5- Il vero motivo del riscaldamento sono le scie chimiche.

    Naturalmente, poiché il potere è cattivo per definizione, e poiché ovviamente siamo vittime di complotti mondiali, se si verifica un evento come il riscaldamento globale, la colpa non può essere che dei potenti con le loro trame occulte! (v. la bufala delle scie chimiche di cui ci siamo già occupati). Quindi i potenti si divertirebbero a gettare in cielo sostanze in grado di assorbire il calore, forse per aumentare l'effetto-serra e così dare la possibilità ai terribili produttori di pannelli solare e pale eoliche di fare i soldi... ci manca giusto una connessione con l'altra bufala del Signoraggio, ma sono sicuro che i nostri amici complottisti con la loro fervida immazione la sapranno trovare presto...

    6- In realtà la temperatura non sta aumentando, e i governi nascondono i dati reali.

    Naturalmente una teoria del complotto che si rispetti non si deve far mancare niente, per cui, dopo averci detto che il riscaldamento è dovuto alle scie chimiche, adesso scopriamo che il riscaldamento... non c'è!

    Si vede che i ghiacci alpini si ritirano per gioco, e che quelli artici che a ogni fine estate sono sempre più esigui, lo fanno per scherzo... e che dire del fatto che il confine di certe coltivazioni, come quella della vite, si sposta sempre più verso nord, o del fatto che le specie tropicali e sub-tropicali stanno invadendo zone un tempo dal clima temperato, come la pianura padana?

    7- La crescita delle città amplifica il reale riscaldamento.

    Questo è vero, ma anche qui bisogna quantificare, cioè dire quante sono le stazioni che subiscono questa influenza, quanto è grande l'influenza stessa, e quanto pesa sul totale dei rilevamenti.

    Inoltre non si tiene presente il fatto che gli scienziati hanno da tempo provveduto a calcolare l'ampiezza di questo "disturbo", dovuto al fatto che negli ultimi decenni molte stazioni meteorologiche che in precedenza si trovavano in zone di campagna, sono state nel frattempo "invase" dalle città.
    Dunque, il riscaldamento globale, ci dicono gli scienziati in grande maggioranza, esiste anche a prescindere da questo fenomeno.

    domenica 29 marzo 2009

    Il discorso di Anna Finocchiaro


    Ritengo utile riportare la bellissima dichiarazione di voto di Anna Finocchiaro al Senato del 26 marzo, riguardo alla discussione sul testamento biologico. Esso spiega benissimo la posizione di chi ritiene che la legge come è passata al Senato, che impedisce di scegliere liberamente se e quando interrompere le cure, va contro la dignità dell'uomo. Il grassetto è mio.

    "Questo disegno di legge è fondato sul tradimento e su parole ingannevoli. Il suo titolo dice "disposizioni in materia di dichiarazioni di volontà anticipate" e dunque gli italiani sono portati a credere che chi esprimerà una propria volontà, sia essa quella che chiede di essere mantenuto in vita artificialmente il più a lungo possibile, sia quella di finire la propria vita naturalmente, la vedrà rispettata.Non è così. Quelle dichiarazioni di volontà non sono vincolanti, potranno essere comunque disattese e il tradimento arriverà nel momento della maggiore debolezza, quando non ci sarà più la possibilità di dire NO e dire SI'. C'è una straordinaria violenza in questo. Voi vi state arrogando il diritto di sostituirvi a ciascun uomo, di scambiare la sua volontà con la vostra. Nessuno, niente, vi autorizza salvo la vostra prepotenza. Non vi autorizza la Costituzione, che state allo stesso modo tradendo e non vi rendete conto, proprio voi che vi chiamate Popolo delle libertà, (la vostra, suppongo) di quanto il pensiero cattolico democratico seppe, in quell'articolo 32 della Costituzione, difendere la libertà e la dignità umana (così intimamente connesse da non poter essere scisse) contro l'orrore e la violenza della volontà di Stato nell'imposizione di pratiche sanitarie sui corpi. Qui vi perdete. Qui si capisce quanto fragile sia la vostra concezione della libertà e della dignità dell'uomo, della sua volontà libera di tornare naturalmente, per chi crede, creatura di Dio, tra le braccia del Padre o, per chi non crede, di finire dignitosamente come è naturale che accada, sperando di avere lasciato segni, affetti, esempi nel mondo.Tornare naturalmente, presidente Gasparri, che c'entra l'eutanasia? Perché vuole ancora inquinare questa discussione? Il PD è contrario all'eutanasia - chiaro? Sì, sottosegretario Roccella, le parole possono essere spade. Voi avete brandito come spade le parole vita e morte, facendo un gran fracasso. Qui dove era tempo del raccoglimento e della parola pesata. Qui dove il vostro fracasso voleva nascondere che ciò di cui si stava parlando era altro, era la scelta tra vita artificiale e morte naturale. Era, come dire, un altro tema. Che avete voluto ignorare ed eludere. Perché qui, ancora, avreste dovuto fare i conti con un'altra grande questione, seria, inquietante e cioè come si ricollochi la dignità della persona umana di fronte al progredire della scienza. E se vi sia e vi possa essere una prepotenza della scienza che travolge il senso dell'esistenza umana. E se la dignitosa libertà dell'uomo possa essere argine rispetto a questo. Non vi capisco, e forse, se riflettete non lo capite anche voi. Perché, come in molti sostengono, e come dice la legge sulla fecondazione assistita, non è legittimo manipolare la vita per evitare malattie e malformazioni, ed invece sarebbe ed è, secondo voi, legittimo manipolare la morte e costringere un corpo per mesi, per anni, su un letto, attaccato a macchine, tubi e cannule. In un'ossessione, che è vostra, ma non di quell' uomo o di quella donna a cui quel corpo appartiene, perché la loro volontà era che si compisse naturalmente ciò che è scritto che deve compiersi. Noi vogliamo garantire il diritto di quella scelta. Solo questo. Ho ascoltato i vostri interventi sul diritto alla vita. Non mi hanno convinto. Innanzitutto come giurista. Non c'è un diritto che vive fuori dal soggetto che ne dispone e che lo esercita. Io ho il diritto alla vita e lo Stato deve garantire che io possa esercitarlo e non dispone della inviolabilità del mio corpo. Ce l'ho perché sono una donna o un uomo, e vivo in un paese democratico. Io ho diritto a non vedere praticati sul mio corpo trattamenti sanitari che non voglio, e lo Stato deve garantire questo diritto. Noi abbiamo in ogni maniera consentita, cercato di trasferire nel testo la netta affermazione della sacralità della vita, della sua intangibilità e della conseguente impossibilità di disporne da parte di qualunque soggetto istituzionale. Ma vi sfugge un particolare. O meglio un essenziale presupposto. La Costituzione non crea diritti, li riconosce perché essi appartengono agli uomini che nascono liberi ed uguali, e il patto tra gli uomini - la Costituzione democratica - è che lo Stato rispetti quei diritti, li garantisca nel loro esercizio, promuova ogni condizione perché possano esplicarsi. Perché lo Stato limiti la propria forza, non perché la trasformi, in ogni campo, in un suo monopolio. Individuo e Stato, libertà e autorità, questo è il punto. E lo era nel '48 perché uscivamo da uno Stato totalitario, perché altrove, con i regimi comunisti si radicavano altri regimi totalitari. Voi sembrate ignorarlo. Voi che vi chiamate Popolo delle libertà.E c'è un'altra cosa che voglio dire, parlo come Presidente del mio Gruppo, ma parlo anche come persona. Io ho imparato molto, proprio molto, dal dibattito interno al mio gruppo, dal confronto così serrato, e anche difficile talvolta con sensibilità diverse dalle mie su queste questioni. Ho imparato a dubitare. Delle mie certezze, della mia pretesa razionalità, del cartesianesimo delle mie convinzioni. Ho dubitato. E' stato un privilegio e faceva male, è stato costoso. Ma io e gli altri, cito Franco Marini, ma potrei citare Bosone o Soliani o Rutelli o Scanu e i tanti altri, e dovrei citarli uno per uno ma non posso, abbiamo potuto farlo, di discutere così fra noi, e poi di decidere, rispettandoci di più e di più comprendendoci, perché, appunto, non abbiamo avuto paura di farlo. E io, per prima, ho sperimentato mentre infuriavano su di noi le polemiche e le ricostruzioni, anche grottesche - spesso ingenerose - di questo lavoro, che esso poteva essere fatto solo partendo dal riconoscimento pieno e senza condizioni, dell'a priori della libertà di ciascuno. La straordinaria bellezza di questo percorso, il suo straordinario valore sono il nostro contributo politico. Da parte vostra ho visto paura e sordità. Non un segno, uno solo, che eravate disponibili ad ascoltare, a comprendere, a dubitare. Eppure molte sono state le occasioni che con sforzo sincero vi sono state offerte dai nostri senatori e dalle nostre senatrici. Sono forte di tutto questo nell'annunciare il voto contrario del Gruppo del PD a questo testo mentre, come è inevitabile, tra pochi minuti, tra i vostri scroscianti applausi, morirà la libertà e la dignità dell'uomo - così come garantita dall'art. 32, 2° comma, 2^ Parte della Costituzione repubblicana, così come scritta da Aldo Moro."

    venerdì 27 marzo 2009

    La vita a tutti i costi



    Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale”...

    Un tempo, quando i cattolici credevano veramente in Dio e nella vita eterna, non affrontavano la morte come il peggiore dei mali. Almeno non faceva così la Chiesa, e non era certo questo il contenuto delle prediche o delle orazioni funebri. Addirittura la morte era considerata un fatto positivo, dal momento che ci consentiva di riunirci al Padre e ai nostri cari estinti.

    Il re di questo mondo, secondo la concezione cristiana, era il Diavolo. Chi era legato alle cose terrene senza volgere lo sguardo al cielo, era considerato un peccatore. I martiri, coloro che avevano dato la vita per la propria fede o per salvare la propria anima, erano considerati come gli esserei più puri e più degni venerazione. Del resto, il primo ad essere morto per una "giusta causa", era proprio Gesù...

    Oggi invece la Chiesa (e dietro ad essa la maggioranza del Parlamento italiano, caso unico in Europa), ci dice che la vita è il bene supremo, e la morte è il male supremo. Vi sarebbero persino due culture contrapposte, la "cultura della vita", che sarebbe ovviamente quella rappresentata dalla dottrina cattolica, e la "cultura della morte".

    Dunque, la vita andrebbe difesa a tutti i costi sempre e comunque, dal concepimento alla "morte naturale", laddove per "morte naturale" in realtà si intede la morte che sopraggiunge nonostante tutti i tentativi della medicina di non farla sopraggiungere, compreso l'uso di respiratori artificiali, alimentazione forzata, operazioni chirurgiche, antibiotici ecc. Se veramente la morte fosse naturale, non si capirebbe come mai in cento anni la speranza di vita media è raddoppiata, passando da 40 a 80 anni.. è stato Dio o la medicina a fare ciò?

    La Chiesa non è comunque coerente con se stessa, dal momento che ha sempre sostenuto che la pena di morte sia legittima (del resto l'ha praticata per secoli nello Stato Pontifico...), e ancora oggi, nel Catechismo, non sostiene che la pena di morte sia sempre e comunque illegittima, ma solo che di fatto è nella maggior parte dei casi, o forse sempre, inutile.

    Però oggi, quando si tratta di affrontare temi come l'aborto, l'eutanasia, il testamento biologico, la Chiesa sostiene che la vita è un "bene indisponibile", dal momento che ci è stato donato da Dio. A parte il fatto che si tratta di un dono ben strano, se noi non ne possiamo disporre liberamente, poi non si capisce perché questo obbligo, cioè di non disporre della propria vita e del proprio corpo, debba valere per tutti, credenti e non credenti.. se veramente Dio esiste, comunque, sarà Lui a giudicarci dopo la morte per quello che abbiamo fatto... o no?

    Difendendo la vita a tutti i costi, anche con l'aiuto della scienza e della tecnica, la Chiesa si pone in un versante puramente secolare, si pone dunque dalla parte della mentalità moderna che, avendo abbandonato la fede nell'aldilà, chiede alla scienza di prolungare il più possibile la vita terrena, dal momento che si crede che questa sia l'unica vita che abbiamo.

    In questo modo la Chiesa va contro la propria tradizione, compiendo una revisione della propria dottrina (alla faccia del tanto vituperato relativismo...).

    Ma come è possibile che la Chiesa abbia cambiato così radicalmente il proprio pensiero?

    Semplice, perché si è accorta che con il progresso scientifico, sta diventando sempre più possibile manipolare la vita umana. Con l'ingegneria genetica, almeno a livello di principio diventa possibile prolungare la vita umana all'infinito, oltre che scollegare del tutto la nascita alla riproduzione sessuale, e anche modificare la stessa natura umana. Forse ci vorranno secoli, ma se ciò accadesse, verrebbe meno la principale forza della religione, cioè il fatto che offre un conforto di fronte al dolore e alla morte.

    Per constrastare questi cambiamenti, la Chiesa si arrocca nella difesa della "vita naturale", che viene vista come un baluardo da difendere a tutti i costi. Per questo si oppone anche alla fecondazione assistita (e il Parlamento italiano, sempre a maggioranza centro-destra, ha già prontamente recepito questa indicazione nel 2004, con la legge 40), che teoricamente dovrebbe essere vista positivamente dal momento che consente di dare la vita.

    Ma nella difesa a tutti i costi della vita come "vita naturale", senza forse neanche volerlo, la Chiesa finisce per difendere una vita puramente biologica, come lo sono l'embrione o un essere umano ridotto allo stato vegetativo.

    In questo modo viene meno tutta la tradizione cristiana e umanistica che considera l'unicità della vita umana come legata alla libertà, alla coscienza, alla capacità di amare.

    Per difendere la propria sopravvivenza la Chiesa diventa antiumanistica. Tra gli applausi del nostro Parlamento, in particolare del centro-destra, e le perplessità e le critiche del resto del mondo.

    giovedì 26 marzo 2009

    Le legge Cirielli


    Pochi conoscono la legge Cirielli (o meglio, ex-Cirielli), e i suoi nefasti effetti su moltissimi processi. Introdotta nel 2005 dal governo Berlusconi, questa legge riduce i tempi di prescrizione di molti reati, oltre al fatto che stabilisce che chi ha più di 70 anni non dovrà andare comunque in carcere.
    Ad esempio per la violenza sessuale la prescrizione è scesa da 15 a 7 anni; per questo tipo di reato la riduzione della prescrizione è tanto più odiosa in quanto spesso le vittime della violenza trovano il coraggio di sporgere denuncia dopo anni (se ad esempio hanno subito violenza durante l'infanzia o l'adolescenza, magari da familiari).
    Il risultato di questa legge è che, con i tempi lunghi della giustizia italiana, ogni anno migliaia di criminali evitano il processo e la condanna per sopraggiunta prescrizione.

    Sempre grazie a questa legge Calisto Tanzi, il protagonista del crac Parmalat, pur condannato a dieci anni, ha evitato il carcere (dopo aver scontato pochi mesi tra il 2003 e il 2004).

    Questa legge costituisce dunque una specie di indulto quotidiano, che a differenza di quello votato dal Parlamento durante il vituperato governo Prodi (ma con i voti decisivi di Forza Italia), continua anno dopo anno. Forza Italia è l'unico partito che ha votato sia l'indulto, sia le leggi come la Cirielli, o quella più recente sulle intercettazioni, che rendono più difficile il funzionamento della giustizia.

    Eppure la destra, attraverso una geniale operazione mediatica, è riuscita ad accreditarsi presso molti elettori come il partito dell'ordine e della legalità...

    mercoledì 25 marzo 2009

    Buttiglione e il suicidio


    Nel corso di una trasmissione di qualche giorno fa su La7, Rocco Buttiglione, esponente dell'Ucd, ha paragonato il caso in cui un malato intendesse rifiutare di proseguire le cure e dunque fosse disposto a morire, al caso del suicidio, in cui, dice Buttiglione, è ritenuto doveroso impedire all'aspirante suicida di compiere il gesto fatale, e dunque si ritiene giusto andare contro la sua volontà. Ma se è così, dice Buttiglione, perché invece qualcuno vuole consentire che attraverso il testamento biologico si conceda all'individuo la possibilità di scegliere se interrompere le cure?

    Si tratta chiaramente di un argomento pretestuoso, per alcune ovvie ragioni.

    1- Nel caso del suicidio, una persona, non malata e comunque al di fuori di un ospedale e di ogni contatto con i medici o con funzionari pubblici, decide di togliersi la vita, in genere per problemi personali, economici, esistenziali ecc., che ritiene di non essere in grado di sostenere. Il fatto che, normalmente, chi assiste ad un tentativo di suicidio tenti di impedire che il gesto si compia, non significa che non vi sia il diritto di suicidarsi. Si presuppone, anzi ci si augura, che l'aspirante suicida possa in futuro cambiare idea, che possa imparare a vedere le cose da un altro punto di vista, che possa apprezzare di nuovo la vita. Se invece l'aspirante suicida rimarrà fermo nel proposito di togliersi la vita, potrà sempre riprovare.

    2- Nel caso del testamento biologico, invece, siamo di fronte ad un malato o traumatizzato ad uno stadio terminale e/o permanente. Quindi il paragone con l'aspirante suicida non regge: il testamento biologico non prevede la possibilità di suicidarsi, ma di sospendere le cure in determinate situazioni (nel caso appunto di una situazione senza ritorno), dopo che sono state tentate le eventuali cure per salvare o ripristinare le condizioni di vita sana e normale. Se una persona per un trauma o un infarto finisce al pronto soccorso, nessuno gli negherà la possibilità di essere curato, anzi il personale medico farà di tutto per salvarla.
    Il problema è cosa fare dopo che questa persona sia passata per questi reparti (pronto soccorso, terapia intensiva, rianimazione ecc.), cioè dopo che i medici abbiano stabilito che non c'è niente da fare, e dunque il paziente si trovi in una situazione di stato vegetativo permanente, oppure immobilizzata, o malata terminale e in condizioni di grande sofferenza.

    Neanche in questi casi, ci dice Rocco Buttiglione, la persona ha il diritto di decidere se e quando sospendere le cure che la tengono in vita.

    Inoltre, Buttiglione ha sostenuto che spesso le persone dicono cose su cui non hanno riflettuto veramente, e dunque non è corretto accettare la loro volontà di sospendere le cure. Dunque per Buttiglione se una persona decide di sospendere le cure, sicuramente non sarà pienamente cosciente della sua decisione. Ma allora chi stabilisce quando una persona è pienamente cosciente? Semplice, un'autorità esterna, cioè lo Stato, che "sicuramente" saprà qual è il bene della persona più di lei stessa. Qui siamo allo stato etico.

    E' in base principi come questo, che la maggioranza di centro-destra, con il sostegno dell'Udc, sta preparando la legge sul testamento biologico, in discussione in questi giorni in Parlamento, una legge che, salvo (auspicabili) sorprese, impedirà ai cittadini di scegliere se e quando accettare le cure.

    lunedì 23 marzo 2009

    Latte crudo e dis-infomazione bollita


    La bufala di oggi ci viene nientemeno che da Beppe Grillo, e da quanti insieme a lui vanno da qualche tempo sostenendo che sia utile e conveniente, oltre che più sano, bere il latte crudo, senza bollitura né pastorizzazione (il povero Louis Pasteur si rivolterà nella tomba).
    Naturalmente, ci dice l'ineffabile Grillo, la verità non ce la dicono, perché ci sono dietro i soliti interessi economici delle grandi aziende. Per contrastare lo strapotere delle multinazionali e diffondere la Verità disinteressata, Grillo non trova di meglio che intervistare.. un distributore di latte crudo.
    E così quello che era il saggio consiglio della nonna, e cioè di bollire i latte prima di berlo per evitare di assumere insieme al latte eventuali germi patogeni, diventa per chi vede sempre complotti dappertutto, una falsità montata ad arte dalle fameliche industrie, ovviamente con la complicità delle autorità (si potrebbero infatti citare autorità come la Food and Drug Administration americana, o l'Istituto Superiore di Sanità italiano, che sconsigliano o in certi casi vietano di bere il latte crudo, ma mi rendo conto che per il complottista queste sono solo... prove che è tutto falso!). Naturalmente, ci dice questo produttore di latte nell'intervista, "non è dimostrato" che bere il latte crudo possa portare delle malattie.
    Peccato che prima che fosse inventata la pastorizzazione (che consiste nel portare rapidamente il latte ad elevata temperatura per uccidere i microorganismi), il consumo di latte crudo diffondeva nella popolazione malattie come la tubercolosi e la brucellosi, e la mortalità infantile era elevatissima. Oggi questi rischi sono minori perché si fanno regolari controlli sulle mucche, ma in assenza di pastorizzazione o bollitura del latte, non si può escludere la possibilità di contaminazione (anche con germi non mortali ma che possono portare, ad esempio, problemi intestinali e diarrea).
    Se si acquista direttamente dal produttore un latte non pastorizzato, non resta che bollirlo e berlo entro tre giorni. Così dice anche l'ordinanza del Ministero della Salute entrata in vigore il 14 gennaio 2009.
    Come ha detto l'ex ministro della Salute Paolo De Castro (che non solo è un politico, quindi ha sicuramente torto, ma è anche ordinario di Economia e politica agraria all'Università di Bologna, quindi è anche un barone!): "Come tutte le innovazioni, anche questa va accompagnata: poche aziende agricole fanno informazione, per esempio, sulla necessità assoluta di usare contenitori sterili e di tenere il meno possibile la bottiglia fuori dall'ambiente refrigerato. Bisogna ricordare che, negli ultimi 20 anni, circa il 4% di tutti gli episodi di malattie alimentari segnalati in Europa sono stati provocati dal consumo di latte crudo".
    Anche nel caso del latte crudo non mancano argomenti pseudoscientifici, i migliori per infinocchiare i creduloni. Ad esempio si dice che la pastorizzazione o la bollitura del latte ucciderebbero i fermenti lattici, che sono così importanti per la nostra flora batterica intestinale. Ah sì? Allora basta mangiare lo yogurt e stiamo a posto!
    Ancora una volta vediamo come i sostenitori di queste "verità" alternative fanno leva sulla credulità e sullo scarso spirito critico di molte persone. In questo caso però si corrono rischi anche per la salute, e quindi la diffusione di false informazioni è ancora più grave.
    (Per approfondire).

    venerdì 20 marzo 2009

    La bufala del Signoraggio


    "Il Signoraggio è il massimo potere del pianeta e tutti noi ne siamo schiavi".

    Dopo aver affrontato la bufala delle scie chimiche, continuiamo la nostra via crucis alla ricerca di bufale, affrontando quella del signoraggio bancario. Anche qui siamo di fronte ad una sorta di teoria del complotto, secondo cui da secoli vi sarebbe un gigantesco complotto da parte delle banche per sottomettere e schiavizzare l'intera popolazione. Anche in questo caso si dice che, stranamente, nessuno ne parla, e questa ovviamente è una prova che il fatto sussiste...

    Alla base di questa come di altre bufale vi sono sempre gli stessi meccanismi, la teoria del complotto, l'odio (e dunque la segreta invidia) nei confronti di chi ha potere e/o denaro, la semplificazione della realtà, e il tentativo di trovare un'unica causa per tutti i problemi. Certamente contribuisce anche il malessere invididuale, economico e sociale in cui vivono molte persone, che porta loro a considerare credibile l'idea che sia in atto un complotto contro di loro.

    In questa epoca di crisi, poi, la teoria del signoraggio può risultare quasi credibile per chi va sempre in cerca di una monocausa che spieghi tutto ("è tutta colpa del signoraggio").

    Interessante anche l'uso del termine, che in realtà è un termine tecnico riferito soprattutto all'antichità (quando la garanzia della moneta era l'oro, e i sovrani emettevano monete che avevano un valore nominale superiore alla quantità di oro realmente presente in esse), e quindi si trova anche nel vocabolario, ma viene utilizzato per dire altro...

    Ma ecco le tesi principali di questa teoria-bufala del signoraggio:

    1 - Il valore intrinseco della moneta è dato dai costi sostenuti per stamparla.

    Secondo i "teorici" del signoraggio, quando la Banca Centrale stampa nuova moneta, compie un furto, un raggiro, perché scrive sulla banconota (quello essi che chiamano "valore nominale" o "di facciata") una cifra che non corrisponde al costo della stampa. Per cui ad esempio una banconota da 100 Euro che è costata per la sua stampa 30 centesimi, avrebbe come valore intrinseco, appunto 30 centesimi, quindi la Banca centrale ruberebbe 99,70 Euro, dal momento che la fa circolare "come se" valesse 100 Euro. Insomma, posto che stampare una banconota costi mediamente 30 centesimi, si potrebbero stampare solo banconote del valore di 30 centesimi! che tra l'altro andrebbero a finire tutte nelle mani di chi le ha stampate (la zecca o la banca centrale).

    Ma se fosse così, non sarebbe semplicemente possibile stampare nuova moneta. Allora che facciamo, torniamo al baratto?

    2- I soldi vengono stampati dal nulla.

    I sostenitori della "teoria" del signoraggio sostengono che i soldi vengono stampati dal nulla, dal momento che non rappresentano la contropartita di nulla, essendo stampati senza portare nulla a garanzia, a differenza di come è accaduto fino al 1971, quando veniva portato come garanzia l'oro. Questa tesi, che in realtà smentisce la tesi precedente, e la tesi correlata secondo la quale da 300 anni sarebbe in atto una colossale truffa da parte delle banche ai danni dei cittadini (perché se fosse sufficiente la copertura dell'oro a garanzia, dovremmo concludere che fino al 1971 andava tutto bene!), si basa sull'idea che l'oro possa rappresentare una forma di valore "intrinseco". In realtà l'uso dell'oro ha rappresentato soltanto una convenzione, e il sistema aureo ha avuto i suoi pregi, ma si è rivelato presto inadeguato in un'economia di mercato avanzata. Ad esempio, la crescita dell'economia, con l'aumento delle merci prodotte, comporta seri rischi di deflazione, e dunque di un successivo ristagno economico, a meno che non si provveda a fornire nuovo oro dalle miniere, il che dimostra ulteriormente i limiti del sistema, troppo legato alla scoperta delle miniere, alla capacità di estrazione dell'oro e alla sua giusta collocazione (se vi è scarsità di oro, sarà impossibile stare al passo con i tempi e si produrrà deflazione, mentre se si produce troppo oro, si produrrà inflazione).

    Altrimenti, se questo sistema fosse perfetto, perché è stato abbandonato?

    Va detto inoltre che il sistema adottato da allora, e in vigore a tutt'oggi, non è un sistema di pura anarchia, perché anche oggi esiste una contropartita all'emissione di moneta, rappresentata dall'acquisto di titoli.

    La Banca Centrale infatti stampa nuova moneta per soddisfare le esigenze di liquidità, dunque risponde ad una richiesta del mercato (e non a propri fantomatici interessi...), e la quantità che stampa è legata a queste esigenze.

    Se venisse stampata troppa moneta, si creerebbe un'enorme inflazione, che farebbe perdere valore a questa moneta prodotta in eccesso. Da ciò si vede che è falsa la tesi che la moneta che circola attualmente "non vale niente". Se fosse così non si capirebbe come mai il sistema va avanti in questo modo, e con il denaro ci si possono fare acquisti, come comprare case, fare acquisti al supermercato ecc.

    Questo accade perché i soldi, ben lungi dall'essere cartastraccia creata dal nulla, sono il controvalore della ricchezza prodotta dalla società.

    Se la società non producesse nulla e sul mercato non ci fosse nulla, allora veramente i soldi non varrebbero nulla. Se si stampano più soldi di quanto giustifichi la ricchezza presente nella società, allora il denaro si svaluterà e si produrrà inflazione. Se sul mercato ci sono 100 polli, e circola moneta del valore totale di 100 Euro, mediamente ogni pollo varrà un Euro. Se si stampano altri 100 Euro, senza aumentare però il valore totale del mercato (cioè aggiungendo nuovi polli, o mucche, maiali ecc.), ecco che il denaro si svaluterà, e ogni pollo aumenterà di prezzo e ora varrà mediamente 2 Euro.

    O come accadde agli Spagnoli nel '600, che si illusero di arricchirsi importando enormi quantità di oro dall'America, e in tal modo produssero un'enorme inflazione e un blocco dell'economia (a proposito dell'oro che dovrebbe essere la panacea di tutti i mali...). Se questo normalmente non succede, vuol dire che non è vero che "i soldi si stampano dal nulla" o che "non valgono nulla".

    3- Emettendo moneta senza copertura, la Banca Centrale si arricchisce senza averne il diritto, indebitando la comunità.

    In realtà, come accennato sopra, le banche centrali non possono emettere moneta senza uno strumento offerto a garanzia. Un tempo la garanzia era data dall'oro che veniva depositato come riserva, oggi invece la garanzia è data dall'emissione di titoli. Dunque, le banche centrali non utilizzano la moneta stampata per un uso privato, ma ci comprano titoli (emessi dal sistema bancario, da investitori o dagli Stati), e dunque in questo modo mettono il denaro in circolazione. I soggetti che hanno collocato questi titoli, utilizzeranno il denaro preso in prestito dalla Banca Centrale per le loro attività (investimenti, prestiti, pagamenti ecc.); questi soldi però li dovranno restituire a rate, e con tanto di interesse. Quando poi questo prestito verrà restituito, la banca centrale collocherà di nuovo questi soldi che tornano indietro sul mercato. Dunque la banca centrale se "guadagna" qualcosa, non è sulla moneta che ha emesso, ma esclusivamente sugli interessi.

    4- La Banca Centrale sfrutta il privilegio di poter emettere moneta, chiedendo illegittimamente un interesse, che così indebita la comunità.

    In realtà, gli interessi sono la parte che si paga per il fatto che, in un'economia di mercato, possedere dei soldi può generare profitto. Per cui una banca (o anche un privato) che chiede denaro in prestito, con quei soldi, se li investe, potrà generare più ricchezza. E' assurdo immaginare che possa esistere la moneta senza gli interessi, chiunque sia a stamparla. Il meccanismo del credito è quello che fa andare avanti l'economia. I privati ci comprano le case a rate. Le aziende ci fanno gli investimenti. Altro che signoraggio e schiavitù!

    La Banca Centrale può decidere autonomamente se alzare o abbassare il tasso di interesse. A volte le banche centrali scelgono di portare il tasso di interesse a zero, il che dimostra che il loro interesse non è quello di lucrare, ma semplicemente di mantenere stabile il sistema del credito e dei prezzi. Infatti, la manovra sul tasso di interesse avviene per contenere l'inflazione, e nel contempo evitare una deflazione. Si stabilisce cioè, a seconda della situazione del momento, che chiedere denaro in prestito abbia un determinato costo. Infatti se c'è un eccesso di domanda di liquidità (e dunque di indebitamento) c'è il rischio che si generino meccanismi pericolosi per l'economia; d'altro canto, se la liquidità scarseggia, il meccanismo del credito si inceppa e l'economia va in crisi. Tra l'altro, uno dei punti fermi del Trattato di Maastricht è il contenimento dell'inflazione (che infatti in Italia è scesa da quando il Paese ha aderito al Trattato).

    I sostenitori del signoraggio pensano erroneamente che l'inflazione sia generata dall'interesse e che il debito sia creato dall'emissione di moneta, confondendo la causa con l'effetto. Invece l'inflazione è data dall'emissione di moneta, e viene appunto contenuta con l'interesse (che i sostenitori del signoraggio vorrebbero eliminare!), mentre il debito è creato da qualcuno (i privati, le aziende, lo Stato) che decide di spendere (per spese o investimenti) del denaro che non possiede, e dunque tale debito non è una "creazione" della Banca Centrale.

    Le banche private che prestano denaro ai cittadini e alle imprese, poi, fanno solo da intermediari, prestando il denaro dei conti correnti depositati.

    L'inflazione è normale in un'economia di mercato, ed è legata al fatto che normalmente gli investimenti producono un profitto. Laddove si è sperimentata la deflazione (come nella Grande Depressione degli anni '30...) la situazione era ben peggiore, l'economia era ferma e milioni di persone erano senza cibo e senza lavoro. Una leggera deflazione è stata sperimentata anche dal Giappone negli anni '90, e questo ha creato non pochi problemi all'economia... e dov'erano i cattivi banchieri del signoraggio, sempre pronti a creare la terribile inflazione per rovinarci la vita? saranno andati in vacanza...

    Ma, per non farsi mancare niente, i "teorici" del signoraggio insinuano (senza ovviamente dimostrarlo) che la Banca Centrale "rubi" questi soldi che, dopo essere stati stampati e immessi sul mercato comprando titoli, tornano indietro, e cioè non li rimetta in circolazione, ma li faccia sparire nei paradisi fiscali... ovviamente non c'è alcuna prova di questo tesoro nascosto, che deve dunque essere nascosto molto bene, nel senso che non dovrebbe proprio essere speso, insomma sarebbe l'equivalente di una nave carica di preziosi e affondata, dal momento che se questa ricchezza venisse prima o poi spesa, verrebbe finalmente scoperta, oltre al fatto che produrrebbe una enorme inflazione.

    5- La Banca Centrale è privata e non ha diritto di stampare moneta. La moneta dovrebbe essere stampata dallo Stato.

    In realtà, la Banca Centrale è un ente di diritto pubblico, per cui non può comportarsi, e di fatto non si comporta, come un ente privato. Si tratta di un ente riconosciuto dallo Stato, che non ha finalità di lucro, e che naturalmente ha una sua autonomia nell'ambito della divisione dei poteri, autonomia che del resto hanno i diversi organi dello Stato, come il Parlamento, la Magistratura, la Polizia ecc.

    Dire che lo Stato dovrebbe stampare da sé i soldi è più o meno come dire che lo Stato dovrebbe pensare da sé all'ordine pubblico, e non lasciare tale compito alla Polizia...
    La Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico che è sottoposto al controllo del Ministero del Tesoro, non è una Spa, e il suo governatore è nominato dal governo (e non dall'assemblea dei soci, come accade in una Spa).

    L'autonomia della Banca Centrale è comunque importante perché, se lo Stato potesse stampare direttamente la moneta, potrebbe essere tentato di utilizzare la leva monetaria per coprire il proprio deficit, generando così un'iperinflazione come è accaduto in passato in alcuni paesi che non avevano questa divisione. Paradossalmente se si facesse come vogliono i teorici del signoraggio, accadrebbe proprio quello che secondo loro accade adesso: i cittadini verrebbero impoveriti, e questo accadrebbe perché il loro potere d'acquisto crollerebbe. Dunque di fatto lo Stato trasferirebbe il proprio debito sui cittadini.

    Anche il tanto vituperato interesse serve per evitare un indebitamento eccessivo: se chi chiede denaro in prestito non dovesse restituire anche un interesse, vi sarebbe il pericolo di un uso allegro del debito che alla lunga potrebbe essere impossibile ripagare. La crisi economica iniziata nel 2008 secondo molti analisti è stata dovuta ad un eccessivo indebitamento dei privati, favorito tra le altre cose da un'errata politica economica, sui tassi di interesse troppo bassi praticati in America (e non dalla creazione di moneta di per sé...).

    6 - Emettendo moneta, la Banca Centrale crea debito pubblico e dunque indebita i cittadini.

    Come abbiamo visto, il debito pubblico non viene causato dalla creazione di moneta. La moneta non viene creata per creare debito o per schiavizzare qualcuno, ma viene creata quando c'è bisogno di liquidità e di credito. Il credito è proprio ciò di cui c'è bisogno per il funzionamento dell'economia, e le prime a chiedere credito sono le aziende che vogliono fare investimenti. Mentre le aziende più indebitate sono proprio le banche, che come mestiere prestano denaro.

    Inoltre non è vero che gli Stati finanziano il debito pubblico creando (o facendo creare) moneta, ma lo fanno vendendo obbligazioni. La Banca Centrale non può neanche acquistare direttamente queste obbligazioni dallo Stato (è proibito dal Trattato di Maastricht). I possessori di Titoli di Stato (BOT, CCT, BTP), sono spesso privati cittadini, i quali traggono un guadagno dal fatto di prestare in questo modo soldi allo Stato, attraverso gli interessi. Altro che popolo schiavizzato!

    In ogni caso, il debito pubblico deriva dalle eccessive spese dello Stato rispetto alle entrate, dunque da politiche errate, e non ha nulla a che vedere con la creazione di moneta.

    7 - Il debito accollato sui cittadini viene ripagato con il loro lavoro "servile".

    Qui si vuole insinuare che il lavoro sia una schiavitù voluta dal sistema bancario. Ma, essendo falsi i punti precedenti, è falso anche questo. Riemerge l'antico e in fondo comprensibile desiderio umano di non lavorare, ma si dimentica che, da che mondo è mondo, gli esseri umani devono lavorare per poter sopravvivere, e questo accadeva, come e più di oggi, anche quando le banche e il denaro non esistevano. Non si capisce di cosa dovremmo campare qualora non lavorassimo.

    8 - Le banche prestano soldi che non hanno.

    Questo non è vero perché le banche possono prestare soltanto in base ai depositi dei loro correntisti, dunque non fanno prestiti scoperti. Certo, se domani tutti i correntisti andassero a ritirare i propri depositi presso le filiali delle banche, queste non avrebbero materialmente la possibilità di pagarli tutti, dal momento che, avendone presato una parte, le banche non hanno disponibile l'ammontare totale dei depositi. Ma se le banche non potessero utilizzare i depositi dei correntisti, ma li dovessero tenere immobilizzati, come potrebbero poi fare dei prestiti, ai cittadini o alle imprese? In questo modo il meccanismo del credito verrebbe meno. Inoltre, non si capisce perché ci si dovrebbe preoccupare di un eventualità che di fatto non si verifica, anche perché comunque i depositi dei correntisti sono garantiti per legge.

    9 - Prestando denaro, le banche schiavizzano i cittadini.

    In realtà, non tutti i cittadini sono indebitati presso le banche. Solo chi ha chiesto un prestito o un mutuo può dirsi debitore. Gli altri, i correntisti e i risparmiatori, semmai sono creditori.

    10 - Chiunque possiede denaro è indebitato perché in questo sistema la moneta è debito.

    Questa perla deriva dalle tesi precedenti, che però abbiamo visto essere errate. Si sostiene cioè che, dal momento che tutto il sistema creditizio è basato sulla produzione di denaro "dal nulla", allora chi entra in possesso di denaro, diviene per ciò stesso debitore nei confronti delle banche. Il che è semplicemente assurdo. Tanto più che, come abbiamo visto, i depositi dei correntisti sono garantiti dalla legge.

    11- Il signoraggio è il profitto di cui si appropria chi ha il potere di emettere una data moneta.

    Questa (intendendo per profitto l'interesse derivato dai titoli comprati dal sistema bancario, v. punto 3) è l'unica definizione sensata di signoraggio, ed è infatti riconosciuta anche dalla Banca d'Italia. Peccato che non dimostra quello che vorrebbero dimostrare i sostenitori della "truffa da signoraggio", e cioè che la Banca centrale avrebbe l'ingiusto privilegio di emettere moneta, e dunque si approprierebbe di una ricchezza che non le spetta, a scapito dei cittadini e dello Stato. Infatti, questi profitti (che comunque non sono quella massa enorme di denaro che ci vorrebbero far credere, confondendo questa definizione con quella data nel punto 1, secondo la quale sarebbero addirittura il 99,97% delle banconote emesse, e con quella data nel punto 6, secondo la quale i profitti della Banca Centrale corrisponderebbero con il debito pubblico) non vengono incamerati dalla Banca Centrale o dai banchieri, ma tornano (al netto delle spese della gestione della Banca Centrale) allo Stato attraverso la tassazione, la distribuzione degli utili e la concessione di tassi agevolati. In ogni caso stiamo parlando di una cifra stimabile intorno all'8% del totale della moneta circolante, che è (in banconote in Euro) circa un terzo del debito pubblico. Ora, l'8% di 1/3 è circa il 2,7%, il che dimostra (anche se fosse vero che tutti questi soldi rimangono come debito dello Stato nei confronti della Banca Centrale) l'inconsistenza della tesi che lega il debito pubblico all'emissione di moneta.

    Altri argomenti per confondere le idee.

    Poiché la base teorica del "signoraggio" è come abbiamo visto del tutto assurda, i suoi sostenitori la condiscono con considerazioni specifiche sulla politica economica dei Paesi ricchi, sugli errori della politica economica, sulle truffe ecc.

    Qui però siamo su un terreno diverso, cioè sul terreno della critica politica e sociale, che può essere a volte condivisibile a volte meno, ma che non dimostra che la teoria del signoraggio sia vera. Però visto che, come al solito in questi casi, tutto fa brodo, questi argomenti vengono usati per "dimostrare" che "siamo schiavi delle banche".

    Altri argomenti "interessanti" sarebbero il fatto che alcuni personaggi noti ai media, come Beppe Grillo, avrebbero parlato del signoraggio. Se questa è una prova... tra l'altro il fatto che Grillo ne ha accennato dieci anni fa, e da allora non ne ha più fatto menzione (si vede che gli hanno fatto capire che era una sciocchezza...), è utilizzato come prova del fatto che... il signoraggio è vero!

    E del resto come abbiamo visto sopra, anche il fatto che "non ne parla nessuno" è utilizzato come prova che... il signoraggio è vero!

    Anche qui siamo di fronte ad una teoria non scientifica, e lo si vede proprio dal fatto che per dimostrarla vengono utilizzati argomenti contrari tra loro. La stessa recente crisi finanziaria viene utilizzata per "denunciare" lo strapotere delle banche: le banche sono così cattive e così potenti che tutto ciò che fanno lo fanno per sottometterci, anche quando falliscono!

    (Per approfondire: Frottolesignoraggio.info)

    Scie chimiche? no grazie!

    Internet, croce e delizia del libero pensiero, consente lo scambio e la raccolta di informazioni, ma purtroppo anche la diffusione di bufale e leggende metropolitane. Con l'uso di sapienti artifici retorici, c'è chi diffonde panzane che non stanno né in cielo né in terra, ma che possono fare breccia nei creduloni e negli ingenui. Un esempio è quello dei cerchi nel grano, attualmente caduto un po' in disgrazia dopo l'ammissione degli autori che si trattava solo di uno scherzo (poi però riprodotto da altri).

    Un altro esempio, purtroppo al momento in auge, è la storia delle scie chimiche, una bufala nata nel 1995, e diffusa nella rete con l'uso di video confezionati con tecniche persuasive, falsi argomenti e ipotesi campate in aria. La tesi sarebbe che a causa di una specie di complotto internazionale, gli aerei che volano sulle nostre teste (o alcuni di essi) scaricherebbero sostanze chimiche pericolose con lo scopo di avvelenarci.

    Attualmente su Youtube impazzano i video sulle scie chimiche, e anche grazie alla censura (gli autori dei video eliminano i commenti intelligenti contro le loro tesi, mentre lasciano i pochi pieni di insulti per dare l'impressione che vi sia un reale dibattito e che non vi sia censura), si possono leggere molti commenti di utenti allarmati (e creduloni...), del tipo: "fermiamoli!", e "dobbiamo assolutamente fare qualcosa!".

    La cosa più interessante da notare è la tecnica che gli autori di queste bufale usano per risultare convincenti.

    In primo luogo i video prodotti hanno musiche di sottofondo inquietanti e una voce fuori campo che annuncia con aria solenne terribili "verità". Poi vengono inseriti nei video delle frasi minacciose tipo: "quello che stai per vedere è sconvolgente", "ti cambierà la vita", ecc.

    Poi vengono intervistati sedicenti "esperti" e "scienziati", spesso di lingua inglese (le bufale in genere partono dai paesi di lingua inglese).

    Lo stesso uso dell'aggettivo "chimiche" fa pensare a chissà cosa, e ha lo scopo di spaventare, come se non fosse tutto chimico, dal momento che tutto, compresa l'acqua o le molecole che compongono il nostro corpo, ha una sua formula chimica, è quindi è "chimico".

    Quanto agli argomenti portati, vi sono diverse tecniche utilizzate.

    Una è l'uso di informazioni parziali e comunque non quantificate, a sostegno della propria tesi. Esempio: negli ultimi 20 anni sono aumentate le scie nel cielo. Ma questo è dimostrato? C'è qualcuno che le ha contate? e comunque, non può essere dovuto all'aumento del traffico aereo? No, rispondono i sostenitori delle "scie chimiche", l'aumento è stato comunque maggiore di quello che si sarebbe dovuto aspettare in base al solo aumento del traffico aereo. Senza però fornire dati reali, quantificati, a sostegno di questa tesi. Né si tiene presente che comunque l'aumento dell'inquinamento potrebbe aver aumentato le particelle solide nell'atmosfera, e dunque potrebbe favorire il fenomeno della condensazione ad alte quote, e dunque l'aumento delle scie, senza che per questo tali scie si debbano considerare "chimiche".

    Altro esempio di informazione parziale: "le scie di condensa sono provocate dalla trasformazione del vapore acqueo prodotto dalla combustione del carburante in aghetti di ghiaccio, causata dalle condizioni di umidità, pressione e temperatura, che si riscontrano solo ad alte quote di volo". Questo è vero in parte. E' l'aggettivo "solo" che non va bene, e che serve per "dimostrare" che l'eventuale formazione di scie in seguito al volo di aerei a quote più basse, è "ovviamente" dovuto a sostanze "chimiche". In realtà esistono anche scie che si possono formare a quote più basse, ad esempio per fenomeni di turbolenza, e dunque le scie sono sono formate soltanto da aghi di ghiaccio.

    Alle informazioni parziali vengono affiancate altre informazioni false o non provate, ma che vengono corroborate da "documenti" che però non vengono mostrati. "I governi ed i militari hanno compiuto sperimentatazioni su aree popolate sin dalla fine degli anni '40, e su questo è stata raccolta una documentazione impressionante". Ah sì? E dove sarebbe questa documentazione? E poi quali sarebbero questi esperimenti? Se si riferisce ai tentativi di "inseminare" le nuvole con ioduro d'argento per far piovere, questo non è nulla di segreto, dal momento che se ne parla anche nei libri di meteorologia.

    Un'altra tecnica è quella che consiste nell'utilizzare la mancanza di prove, a sua volta come una prova. I sostenitori del "complotto" delle scie chimiche sostengono che "stranamente" di queste scie non se ne parla nelle pubblicazioni scientifiche. Ecco quindi che un argomento che secondo il buon senso dovrebbe opporsi alla loro tesi (se nessuna pubblicazione scientifica ne parla, vuol dire che probabilmente il fatto non sussiste), viene magicamente rigirata come una frittata, in modo da "dimostrare" il complotto: vedete? sono così furbi che sono riusciti a nascondere il fatto! Se nessuno ne parla ci sarà un motivo!!

    Quindi saremmo di fronte ad un colossale complotto mondiale, che vedrebbe coinvolti non solo i governi (di destra e di sinistra, democratici e dispotici...), ma anche gli scienziati, e ovviamente i giornalisti. Totale: milioni di persone. Per fortuna che ci sono loro, gli impavidi sostenitori delle "scie chimiche", che ci rendono edotti su questa terribile situazione!!

    Anche il fatto che in genere i politici e gli scienziati a cui vengono indirizzate domande sulle scie chimiche non rispondono, viene indicato come una prova che è tutto vero. Non viene forse in mente che non rispondono perché non hanno tempo da perdere dietro a queste bufale?
    Se invece qualcuno ci casca, e magari un parlamentare su mille si mostra possibilista, ecco che pure questa viene indicata come una prova!

    Insomma, se qualcuno ne parla, è una prova che è vero, se nessuno ne parla, è anche questa una prova che è tutto vero. Questa è già un'indicazione utile: diffidiamo dalle teorie che sono provate da un fatto e anche dal suo opposto.

    Questo accade anche per quanto riguarda il fatto che le scie chimiche sono state associate sia alle siccità che alle alluvioni. Insomma: se piove è colpa delle scie chimiche, se non piove, è colpa delle scie chimiche!!!

    La tecnica utilizzata qui è quella di lanciare sospetti e fare ipotesi, senza esporre una tesi vera e propria, in modo da essere al riparo da ogni confutazione. Per questo non viene detto esattamente quale sarebbe lo scopo dell'uso di queste sostanze, e chi ne sarebbe l'ideatore. Si parla genericamente dei "governi", e del tentativo di "modificare il clima", riducendo l'effetto-serra. Ma se questo fosse lo scopo dei governi, e quindi quello di limitare i danni dei cambiamenti climatici, perché per farlo dovrebbero usare metodi che producono un danno ancora maggiore, cioè l'uso di veleni?
    "Con incredibile disprezzo della vita umana, i governi di ieri e di oggi hanno compiuto e compiono tuttora esperimenti su cittadini inermi e inconsapevoli". Ora non siamo già più al livello di esperimenti sul tempo meteorologico, ma sui cittadini! Ovviamente, non si dice in modo chiaro e netto quale sarebbe lo scopo di questi esperimenti, ma si lascia intendere, secondo la ben nota legge del sospetto (che trasforma in verità ogni sospetto) che ci sia dietro qualcosa di grosso (e di brutto).

    "Se veramente tali operazioni di aerosol fossero mirate a mitigare l'effetto serra, per quale motivo aerei cisterna KC 135 volano bassi nelle ore notturne?", dove si dà per scontato un fatto e anche la risposta a tale fatto.

    Altri collegano le scie chimiche alla volontà di distruggere le coltivazioni per poi costringere le popolazioni a piantare semi ogm prodotti dalle multinazionali del settore, oppure alla volontà da parte dei governi di ridurre la sovrappopolazione provocando stermini di massa... e quant'altro... naturalmente il fatto che vengano formulate ipotesi diverse dimostra che neanche i sostenitori dell'esistenza di queste fantomatiche scie sanno di cosa parlano, ma secondo la legge del sospetto, ogni elemento portato a favore di una tesi, anche se in contraddizione con gli altri, contribuisce a rendere "credibile" il fatto. Insomma, tutto fa brodo...

    Non mancano poi palesi contraddizioni. Ad esempio, da un lato si sostiene che queste scie con il tempo "ricadono" sulle città e dunque sulla popolazione, dall'altro che le scie chimiche, a differenza di quelle "normali", restano in cielo per molto più tempo del normale. Come se queste scie, essendo "chimiche", e dunque formate da sostanze "cattive", avessero la tendenza a permanere, come una macchia di sporco che non vuole andare via. In realtà la permanenza delle scie, chimiche o meno, dipende esclusivamente dalle condizioni meteorologiche, e dunque dal gioco delle correnti, dall'umidità ecc. Non è che una sostanza solo perché è "cattiva" dovrebbe tendere a permanere più di una innocua. In ogni caso, se è così non si capisce perché queste sostanze dovrebbero "ricadere". Le sostanze spruzzate da un aereo, se sono così leggere da rimanere sospese in cielo ad alta quota, evidentemente non avranno la tendenza a "cadere". E qualora lo facessero, verrebbero diluite, si spargerebbero in ampie zone, e dunque, quand'anche fossero formate da sostanze pericolose per la salute, bisognerebbe vedere a quali concentrazioni farebbero realmente dei danni. Infatti qualunque veleno, se viene diluito oltre una certa soglia, non risulta più pericoloso.

    Le sostanze "chimiche" che verrebbero sparate dagli aerei e che vengono citate per spaventare, sono spesso semplici elementi (come rame, selenio, manganese), che sono presenti come microelementi nel nostro corpo, e vengono inserite negli integratori multivitamici più conosciuti. Eppure vengono elencate come fossero dei potenti veleni!

    Naturalmente, non mancano le informazioni false, ma che possono essere considerate vere da chi non ha una certa conoscenza in materia. Esempio: "è stato dimostrato che la barriera artificiale creata tramite le scie chimiche, oltre ad impedire il passaggio della luce solare necessaria per la vita sulla terra, imprigiona il calore negli strati bassi dell'atmosfera, con un conseguente aumento delle temperature". Dunque, questi governi oltre ad essere cattivi sono anche stupidi, se si divertono a buttare sostanze nell'atmosfera per frenare il riscaldamento, mentre ottengono l'effetto esattamente opposto. In realtà, se una sostanza "impedisce il passaggio della luce solare", vuol dire che ne assorbe le radiazioni, e dunque al suolo giungerà meno calore, con il risultato che si riscalderà lo strato d'aria più elevato dove si trova questa sostanza, ma si raffredderà il suolo, dove vivono le persone.

    Altre "prove" portate a sostegno della tesi delle scie chimiche sono ad esempio che si sarebbe notato che a volte, quando si forma una grossa nuvola e "dovrebbe piovere", poi non piove. Ma chi stabilisce quando "dovrebbe piovere"? E' noto che le previsioni del tempo sono soltanto probabilistiche, nessuno ha ancora inventato la sfera di cristallo che consenta di prevedere il futuro con certezza. Inoltre è noto (ai meteorologi) che non tutte le nubi di tipo "cumulonembo" arrivano a dar vita ad un temporale, per cui la formazione di una nube "minacciosa" non sempre si risolve in un temporale.

    Nei video confezionati a supporto della tesi delle scie chimiche si vedono poi nubi che sono considerate strane, "non naturali", a causa di un minaccioso colore nero. Anche questo è un argomento ridicolo, dal momento che il colore delle nuvole dipende dalla luce che ricevono (una nube che guardiamo con il sole alle spalle apparirà bianca, se invece la nube nasconde il sole, apparirà nera).

    Un'altra tecnica è quella che consiste nell'utilizzare a proprio vantaggio fatti che si verificano indipendentemente, tipo "piove, governo ladro"... "Non dimentichiamo dunque, che il lungo periodo di siccità che affliggerà varie parti del mondo, è senza dubbio causato dalla massiccia introduzione di bario nell'atmosfera". Ah sì? e dove sarebbe la prova di questo? dove sarebbero gli studi scientifici che provano ciò? Ora abbiamo abbandonato ogni remora e siamo passati al "senza dubbio"... in questo modo quando sentiremo che, da qualche parte del mondo, si sta verificando una siccità, diremo che, "ovviamente", è tutta colpa delle scie chimiche!

    Per evitare di cadere nei tranelli tesi dagli inventori di queste bufale, occorre imparare a ragionare, e affrontare le notizie che vengono sparse in rete, con spirito critico e non basandosi sull'emotività. Per ora possiamo utilizzare semplice principio di buon senso:

    Se qualcuno lancia sospetti e parla di complotto, probabilmente ha torto...

    (Per approfondire:
    http://attivissimo.blogspot.com/2007/02/scie-chimiche.html
    http://complottismo.blogspot.com/2009/03/verdi-toscana-sai-cosa-sono-le-scie.html)

    giovedì 19 marzo 2009

    Il papa e il preservativo


    La dichiarazione di papa Benedetto XVI sull'Aids «Non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi» ha suscitato le reazioni dell'Unione Europea, che ha detto che il preservativo «è uno degli elementi essenziali nella lotta contro l'Aids e la Commissione Ue ne sostiene la diffusione e l'uso corretto», e dichiarazioni del genere sono venute anche dai governi di Francia e Germania.

    Questa vicenda ci dice che per fortuna le istituzioni e i governi internazionali, a differenza di quelle italiane, non hanno timore di replicare al Papa. Sarebbe bene che questo avvenisse più spesso, anche da parte di esponenti politici italiani, perché se il Papa fa una dichiarazione pubblica e si rivolge all'intera società, e non solo ai fedeli, inevitabilmente fa un discorso politico, e dunque non si capisce perché dovrebbe sfuggire ad ogni replica, rimanendo di fatto l'unico discorso di tipo politico che si sottrae al contraddittorio.

    Inoltre, ci rendiamo conto una volta di più che al Papa non interessa veramente alleviare le sofferenze delle persone, per cui non si fa problemi a diffondere notizie false che contribuiscono ad aumentare la diffusione delle malattie, la sofferenza e la morte.
    Del resto, lo scorso febbraio, in occasione della giornata mondiale del malato, il Papa aveva detto: "Occorre affermare con vigore l'assoluta e suprema dignità di ogni vita umana", che "è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza".
    E' chiaro che se per il Papa la sofferenza è un mistero metafisico e religioso, che magari consente di ottenere qualche premio nell'aldilà, non sarà un grosso problema l'eventuale diffusione della malattia e della morte. L'importante è che si mantenga in vita il messaggio della Chiesa. Ancora una volta dobbiamo constatare che, come accadeva nei regimi totalitari, l'ideologia fa molte vittime.

    mercoledì 18 marzo 2009

    I parlamentari e la libertà di coscienza

    Quando si tratta di votare su questioni riguardanti i diritti civili, e in particolare su temi come la vita e la morte, la libertà di cura ecc. (come accade per la legge sul testamento biologico in corso di discussione in questi giorni), molti esponenti dei partiti sostengono che si debba lasciare "libertà di coscienza" ai parlamentari. Il concetto sembrerebbe corretto, ma a ben vedere non lo è, perché quello che dovrebbe fare il Parlamento è legiferare in modo che sia lasciata ai cittadini la possibilità di fare le proprie scelte di vita, nel rispetto della libertà altrui. Certamente non si può costringere un parlamentare che a votare contro la propria coscienza, e dunque è giusto non porre la fiducia su tematiche di un certo tipo. Se un parlamentare pensa che una certa azione, come l'interruzione delle cure per un malato terminale, sia un delitto, un omicidio, non lo si può certo costringere a votare quella legge, per disciplina di partito. Ma visto che queste sono questioni che caratterizzano la visione del mondo che hanno le persone, è un po' strano che nello stesso partito vi siano persone che ritengono un delitto ciò che i loro compagni di partito ritengono un diritto. Se due persone la pensano in maniera così diversa su queste questioni fondamentali, non dovrebbero appartenere allo stesso partito.
    Quanto ai parlamentari che hanno una visione meno ideologica e più moderata, per cui si possono avere dubbi sulla propria eventuale scelta personale, ma non si ritiene di avere la verità in tasca e che questa debba valere per tutti, per loro dovrebbe valere l'ovvio principio che si deve lasciare ai cittadini la libertà di scelta. Una legge che consente il divorzio non obbliga a divorziare, per cui è una legge veramente laica, rispettosa delle sensibilità individuali. Invece una legge che impedisce di scegliere quando essere curati e quando no, e non consente di interrompere le cure, fossero pure l'alimentazione e l'idratazione forzata, neanche se così vuole il paziente, come stabilisce la legge che è attualmente in discussione in Parlamento, sarebbe una legge non rispettosa della laicità dello Stato e antiliberale. Se il Parlamento vota una legge del genere, utilizzando l'alibi della "libertà di coscienza", si pone la paradossale situazione per cui la libertà di coscienza, che i parlamentari avocano a sé, viene negata ai cittadini. La libertà di coscienza è un principio nobile quando si riferisce alle scelte che i cittadini possono compiere, senza interferenze da parte dello Stato. I rappresentanti dei cittadini dovrebbero legiferare proprio per consentire l'uso di questa libertà, non per negarla. 



    martedì 17 marzo 2009

    I Teodem, una spina nel fianco


    Sabotare dall'interno, si sa, è il modo migliore per mandare in rovina un progetto. Ed è precisamente questo che si propongono di fare i cosiddetti Teodem, i cattolici fondamentalisti del Partito Democratico.
    I Teodem rappresentano l'avamposto della Chiesa nel Pd, ed hanno lo scopo, neanche troppo dissimulato, di impedire che il Pd si comporti da partito laico e progressista sui temi legati ai diritti civili, quali il riconoscimento delle coppie di fatto, il testamento biologico, il divorzio breve ecc.
    Il risultato è che nel Parlamento italiano viene a mancare un partito veramente laico, capace di riportare l'Italia al passo con i paesi civili (ad esempio gli unici paesi dell'Europa occidentale dove le coppie di fatto non sono riconosciute, sono l'Italia, l'Irlanda e la Grecia), e così viene anche resa impotente l'azione della maggioranza del Pd, composto da persone, compresi i cattolici democratici, che sarebbero favorevoli a leggi che estendessero i diritti civili.
    In questo modo, poi, viene anche in secondo piano la differenza con il centro-destra, attualmente appiattito sulle posizioni più intransigenti della Chiesa.
    Ma, se le cose stanno così, perché il Pd accetta di tenere tra le proprie fila questi personaggi dalle idee così illiberali? Semplice, per puro calcolo politico. Il Pd infatti da un lato pensa che tanto comunque gli elettori di sinistra, laici e libertari, lo voteranno, e dall'altro pensa che così si prenderà anche molti voti "moderati" e cattolici. E invece, sbaglia: gli elettori laici, sempre più delusi, disertano le urne, mentre quelli cattolici preferiscono indirizzare i propri voti verso i partiti clericali al 100% come l'Udc. E così il Pd continua a perdere sistematicamente tutte le elezioni, e per guadagnare qualche voto cattolico e non scontentare troppo la Chiesa, perde milioni di voti, che potrebbero provenire anche dagli elettori di centro-destra, che spesso sono più avanti dei loro rappresentanti, e sui certi temi non sono certo contenti che passi la linea della Chiesa.
    Morale della favola: non si può tenere il piede in due staffe, o si è laici, o non lo si è.
    Io, per parte mia, finché nel Pd ci saranno i Teodem, non andrò a votare.