giovedì 24 gennaio 2013

Le banche e la crisi

In questo blog cerco sempre di affrontare gli argomenti con un certo distacco. Non sto sempre sulla notizia, né mi interessa commentare il fatto del giorno, che magari presto verrà dimenticato. Anzi, faccio così con più convinzione da quando osservo come il web sia diventato una specie di sfogatoio, in cui ogni avvenimento viene commentato in tempo reale da tutti, sui social network, nei forum, nello spazio per i commenti ai siti dei giornali, senza soffermarsi a ragionare, ma dividendo ogni volta il mondo in buoni e cattivi.
Quello che dovrebbe essere un luogo per confrontarsi con le opinioni altrui, rischia di diventare un luogo dove l'emotività prende il sopravvento.
Purtroppo molte persone commettono l'errore di dare per scontato che la verità ufficiale sia sempre sbagliata, e che chi urla di più sia quello che ha capito di più. Tra l'altro, a ben guardare non c'è neanche una verità ufficiale, almeno non nell'ambito politico, ci sono solo opinioni circostanziate, documentate, autorevoli, e panzane bell'e buone.
Una strategia facile per ottenere consensi è quella che consiste nell'attaccare un personaggio autorevole. Qualcuno che ci seguirà lo troveremo sicuramente. Basti pensare a Grillo, che ha attaccato uno dopo l'altro personaggi autorevoli del mondo scientifico come la Montalcini e Veronesi.
Un altra vittima della furia della Rete è Napolitano. Siccome nei sondaggi è l'unico personaggio politico che ottiene il consenso della maggioranza della popolazione, ecco che attaccarlo consente di ottenere seguito da parte di chi è arrabbiato contro il sistema, e pensa che se fosse lui al potere, risolvere tutti i problemi in cinque minuti.
Nel mio piccolo cerco di contrastare, ovviamente sapendo che è impossibile, questa marea montante, e in questo modo mi espongo anche a critiche del tipo: chi ti paga? chi c'è dietro? che sono le tipiche critiche di chi in genere non collega il cervello.
Ora, visto che uno dei capri espiatori di questi tempi di crisi sono le banche, mi vedo costretto a puntualizzare certe cose. Qualcuno penserà che "sono pagato dalle banche", ma non fa nulla, ci sta.
Attaccare le banche è facile. Lo fanno spesso anche i politici. Infatti, in genere nessuno risponderà. Se attacchi un personaggio specifico, rischi di essere querelato, o comunque lui potrebbe rispondere utilizzando i mezzi di informazione. Ma se fai un attacco generico, e te la prendi con "le banche", è molto probabile che non risponda nessuno. E così l'accusa verrà creduta valida da molti.
Le banche vengono accusate di tenersi i soldi e non erogare il credito ai cittadini. Ma come, hanno ricevuto miliardi dalla Banca Centrale europa, e adesso se li tengono per sé?
Questa accusa non tiene conto del fatto che le banche erogano credito per mestiere, e facendo ciò (giustamente) ci guadagnano. Quindi, perché non dovrebbero prestare i soldi, se è il loro mestiere?
Se non prestano i soldi, evidentemente è perché non ce li hanno. E perché non ce li hanno? semplice, perché in un periodo di crisi, la prima cosa che si verifica è il credit crunch. Migliaia di cittadini smettono di pagare le rate del mutuo, e migliaia di aziende smettono di restituire i prestiti.
Si chiamano sofferenze. In questa situazione, le banche hanno più difficoltà ad erogare il credito. Inoltre, se l'economia è in crisi, aumenta la probabilità che chi contrae un debito, abbia difficoltà a restituirlo. Ad esempio se dovesse perdere il lavoro.
Quindi, è vero che le banche hanno preso i soldi (in prestito) dalla BCE, ma con quei soldi in parte hanno tratto ossigeno per non morire, in parte hanno comprato titoli di stato, evitando il tracollo dello stato stesso.
In pratica, con questa operazione gli stati hanno salvato sé stessi, e hanno evitato che le banche rimanessero proprio senza soldi.
Detto ciò, non ignoro che alcune banche, in primo luogo le grandi banche d'affari americane, sono state una delle cause principali della crisi, con le operazioni spericolate sui derivati e i mutui subprime.
E non ignoro che le banche sono state spesso al centro di indagini per evasione o elusione fiscale, e per altri reati di tipo finanziario. Ma se è per questo, indagini simili hanno interessato anche le grandi aziende. E per la verità anche le piccole. Personalmente non riesco a trovare nelle banche un tasso di illegalità superiore o un carattere specifico, rispetto agli altri soggetti economici, alla politica e alla società nel suo complesso.
Forse sbaglio, per carità. Ma mi pare che le banche siano più che altro un facile capro espiatorio. Si attaccano loro per ottenere facili consensi, senza dover proporre qualcosa di serio per cambiare le cose.




mercoledì 9 gennaio 2013

Monti e Berlusconi


E così il partito di Franco Fiorito e Nicole Minetti ha ritrovato l'alleanza con il partito di Belsito e Renzo Bossi. I due partiti si erano separati in seguito alla nascita del governo Monti, che per la Lega era un partito pessimo perché... metteva le tasse. Infatti come è noto le tasse Monti le ha messe per gioco, per divertimento. Furba anche la strategia di Berlusconi: prima ha sostenuto Monti, lasciando che fosse lui a sporcarsi le mani con misure impopolari come la reintroduzione dell'Imu, poi ha fatto cadere il governo giusto in tempo per evitare che passassero alcune leggi come l'assegnazione delle frequenze tv. E adesso va tutti i giorni in televisione a dire che il governo Monti è stato una sciagura perché... ha messo l'Imu.
Intanto l'importante iniziativa politica di Giorgia Meloni e Guido Crosetto, che avevano coraggiosamente affermato di voler fondare un movimento politico che non stesse né con Monti né con Berlusconi, ha finalmente portato un grande risultato, con la nascita del movimento chiamato "Fratelli d'Italia", che si è subito alleato... con Berlusconi.
Intanto la discesa (anzi la salita in campo) di Monti ha fatto sì che vi sia un'altra coalizione competitiva nel campo del centro-destra, per cui gli elettori cosiddetti moderati ora non hanno più scuse. Devono scegliere tra Monti e Berlusconi, tra la serietà e la demagogia. Chi sceglieranno? I sondaggi dicono che comunque l'alleanza Lega-Pdl ha ancora almeno un 25% di consensi, in pratica un italiano su 4. Ma chi sono questi elettori disposti a votare per chi ha governato per 8 degli ultimi 10 anni, lasciando l'Italia in una stagnazione unica al mondo (dopo Haiti)? E come è possibile che siano disposti a votare di nuovo per i partiti protagonisti dei tanti scandali di corruzione emersi negli ultimi mesi? E come è possibile che siano disposti a votare per un candidato premier che è chiaramente visto come ridicolo e impresentabile in tutto il mondo?
Per capire come sia possibile una cosa del genere occorre tenere presente che l'Italia è un Paese enormemente patrimonializzato, per cui esiste una fetta della popolazione (ora comunque minoritaria a causa della crisi) che se la può cavare ancora per molti anni, anche se l'econonmia non cresce più. Per un ricco pensionato che magari possiede tre case o per un professionista che dispone di un buono stipendio, è conveniente votare per chi comunque fa capire che non gli alzerà le tasse (anche se si è capito che non è capace di abbassargliele), che non gli darà fastidio, che lo lascerà in pace. C'è poi tutta l'enorme platea degli evasori, che sa bene qual è il parito, o meglio la coalizione di riferimento, per loro.
Berlusconi ha rappresentato e rappresenta quella parte dell'Italia che crede, o vuole credere, che gli anni '80 non siano mai finiti. Il sistema politico-economico del Caf (Craxi, Adreotti, Forlani), basato sulla spesa pubblica facile, spesso legata alla corruzione, e sulla tolleranza dell'evasione e dell'economia in nero, oggi non è più possibile perché l'Italia è nell'Euro, e deve per forza rimanere al passo degli altri Paesi europei, quanto a competitività ed efficienza. Il messaggio politico di Berlusconi nella sostanza è stato sempre "in Italia va tutto bene", a cui si è affiancato quello della Lega, che è stato qualcosa tipo: "al nord va tutto bene". Questa è la ragione del fatto che i due partiti sono stati alleati quasi sempre nel corso degli ultimi 18 anni. Di fatto sono due partiti simili, fondati l'uno sull'egoismo territoriale, l'altro sull'egoismo di classe. Come abbiamo visto in Grecia, una parte della società è capace di andare tranquillamente avanti come aveva fatto prima, anche se nel frattempo il Paese va in malora. La corruzione e l'evasione non diminuiscono, chi è al governo non fa le riforme. Naturalmente l'alleanza tra le inefficienze del nord e quelle del sud presenta delle contraddizioni, perché il nord è comunque molto più produttivo, ed entro certi limiti si può permettere di mantenere inutili consigli provinciali e consiglieri regionali che rubano, ma la natura demagogica dei due partiti fa sì che la contraddizione possa venire tranquillamente tollerata, infatti alla Lega come al Pdl non interessa veramente cambiare le cose, perché sanno che basta cavalcare i problemi per ottenere il consenso sufficiente ad occupare le poltrone. Non essendo votati per le riforme che promettono ma per conservare dei privilegi, non hanno motivi particolari per cambiare le cose. Tanto sanno che per il loro elettorato l'unica cosa che conta è pagare meno tasse.
Il divorzio del Pdl dalla Confindustria, avvenuto ormai più di un anno fa, ha mostrato la vera natura del centro-destra targato Berlusconi, che non è legato alla parte produttiva, ma a quella patrimonializzata e/o parassitaria, del Paese. Una parte però così consistente che è comunque in grado di influire sulla vita politica del Paese. Anche in tempo di crisi.
Dall'altra parte c'è Monti, che ha capito che se il sistema non viene seriamente riformato, crolla. Ma questo interessa la parte più consapevole dell'elettorato, e anche quelli che per il mestiere che fanno hanno un diretto interesse a vivere in un sistema efficiente. Ad esempio, le aziende che si confrontano nel mercato. Invece le categorie protette e le aziende che lavorano per lo stato, i monopolitisti, i pensionati e chi vive di rendita, non hanno di questi problemi. Questa è la ragione per cui oggi ci sono due destre, perché gli interessi delle categorie di riferimento si sono divisi.
Ed è anche questa la ragione della inevitabile convergenza tra una delle due destre, quella di Monti, con la sinistra moderata di Bersani. Perché anche la sinistra sa che per evitare il tracollo, il sistema deve essere riformato. Cosa che a quanto si vede non interessa alle categorie privilegiate.

martedì 1 gennaio 2013

La Germania telefonò a Napolitano. E fu subito "golpe"... o no?


Come insegna Umberto Eco, la cultura consiste nella capacità di distinguere. Fare di tutta l'erba un fascio, o dare giudizi senza sfumature, magari può essere attraente perché fa credere di avere in mano la situazione, di aver saputo interpretare la realtà, ma spesso allontana dalla verità delle cose. Purtroppo però in rete tende a prevalere proprio questo tipo di linguaggio, seguendo l'esempio non proprio fulgido della stessa politica, che nella cosiddetta seconda Repubblica è diventato più rozzo ed estremista, più basato sugli slogan e meno sugli argomenti.
Basti pensare a quando Antonio Di Pietro paragonò in Parlamento Berlusconi a Videla. Ora, non è necessario essere fans berlusconiani per non capire che si tratta di un paragone improprio. Anzi, è proprio questo il punto, è proprio qui la capacità di distinguere: io posso essere fortemente critico nei confronti di Berlusconi, ma non per questo lo paragono ad un dittatore condannato per crimini contro l'umanità. Anzi, se ho degli argomenti sensati, userò quelli per criticare il mio avversario politico. Se la mia critica diventa eccessiva e fuori luogo, perderà di efficacia.
Stesso discorso vale per chi usa il termine "golpe" riferendosi alla caduta del governo Berlusconi e al conferimento dell'incarico di formare un nuovo governo a Mario Monti, avvenuto nel novembre 2011. La questione non è se si sta con Monti o con Berlusconi, se si trova simpatica la Fornero o si apprezza la riforma delle pensioni. Queste sono materie opinabili in cui la critica è lecita. La cosa assurda è parlare di golpe, termine che fa pensare a Francisco Franco, ai colonnelli in Grecia, a Pinochet. E se ci si abitua a parlare di golpe, il giorno che ne venisse uno vero, magari neanche verrebbe riconosciuto. In questo modo la critica, proprio perché eccessiva, diventa ridicola. Ma purtroppo, proprio perché eccessiva, in rete ha successo. E questo smentisce l'ottimismo di Grillo, secondo cui la Rete è il luogo in cui trionfa la verità perché se qualcuno dice una sciocchezza, viene subito sconfessato. Può darsi che venga sconfessato, ma non è detto che non abbia ugualmente successo.
Ad esempio, un anno fa un blog ("byoblu.com") che ha un discreto seguito, tanto che il suo autore, Claudio Messora, è stato ospite in trasmissioni televisive come Matrix, pubblicò un articolo intitolato: "La Germania telefonò a Napolitano. E fu subito "golpe"..." Interessante anche l'uso del termine "Germania" contrapposto a Napolitano. Se si voleva usare una terminologia da libro di storia, si poteva dire "la Germania telefonò all'Italia", ma in questo modo si è evidentemente voluta rimarcare tutta la potenza di un Paese, la Germania, che avrebbe schiacciato con il suo peso un solo, piccolo uomo, il quale fu evidentemente costretto ad accettare il diktat. Dunque, non fu il presidente tedesco Wulff, ma "la Germania", a telefonare a Napolitano!
L'aspetto interessante della mentalità complottistica non sta tanto nelle ricostruzioni fantasiose dei suoi autori in sé, quanto nelle conseguenze, nell'aspetto che il mondo avrebbe se le loro elucubrazioni fossero vere. Ad esempio chi crede al signoraggio (inteso come un furto perpetrato da parte della banca centrale nei confronti dei popoli, che sarebbe la causa di tutti i debiti e della stessa povertà), che se ne renda conto o meno, deve credere anche che vi sia un complotto mondiale per tenerlo nascosto. Cioè deve credere che in tutto il mondo le migliaia di professori universitari, di storia, di economia, di filosofia ecc., e poi tutti gli scrittori, giornalisti, intellettuali, e anche i capi di stato e di governo, i partiti di maggioranza e opposizione, terrebbero nascosta questa verità al grande pubblico. Ma ecco che una minoranza di eroi, non i premi Nobel, non gli accademici di successo, ma l'oscuro Professor Tizio, il volenteroso blogger Caio, e lo sconosciuto politico Sempronio, trovano il coraggio di rompere questo muro di silenzio, e per il bene dell'umanità si immolano per denunciare questo grande sopruso, trovando sponda (guarda caso) soltanto in alcuni partiti estremisti.
Ma torniamo al "golpe" di Napolitano. Anche qui la storia delineata avrebbe caratteristiche simili, altrettanto improbabili. Dunque, a un certo punto, secondo Byoblu "Roberto Sommella, vicedirettore di Milano Finanza, racconta che il capo dello Stato tedesco, Wulff (poi costretto alle dimissioni per l'accusa di corruzione) telefonò a Giorgio Napolitano per esercitare pressioni al fine di ribaltare il Governo Berlusconi e sostituirlo con un Governo Monti." Per carità, se lo dice Roberto Sommella, non abbiamo motivo di non crederci. Comunque, qui già si dà per scontato di sapere cosa si due capi di stato si siano detti. Forse il capo di stato tedesco ha espresso preoccupazione per la situazione, che stava vedendo lo spread italiano salire da mesi, creando il rischio di far precipitare tutta l'Europa e il mondo intero in una nuova, grave crisi economica. In quel periodo gli occhi del monto erano puntati sull'Italia, e non solo quelli della Germania, ma anche degli Stati Uniti, per dire. In tutto il mondo si parlava del governo Berlusconi, del fatto che l'Italia avesse un debito pubblico elevato e che non crescesse da dieci anni, del fatto che i mercati temessero che la crisi dell'Euro si riversasse sul Paese più grande, causando un effetto domino ecc.
No, i complottisti sono sicuri che Wulff ha semplicemente chiesto, anzi ordinato, a Napolitano, di cambiare governo. E naturalmente Napolitano, da sempre uomo delle istituzioni, si sarebbe fatto dettare l'agenda da un capo di Stato straniero, e avrebbe accettato senza batter ciglio.
Ma se anche fosse vero questo, dal momento che non è stato Napolitano a far cadere il governo, ma sono stati i parlamentari di Berlusconi a fargli mancare la maggioranza, ci si potrebbe chiedere: chi li ha convinti a fare ciò? Napolitano? Cioè, i parlamentari berlusconiani, che sono stati disposti a votare qualunque cosa per compiacere il loro capo, persino che Ruby è la nipote di Mubarak, avrebbero ceduto alle pressioni di un presidente della Repubblica, per giunta ex comunista, cioè proveniente da quella parte politica che il loro capo ha sempre odiato? La risposta per Byoblu ce la dà un senatore: "Subito dopo, prima ancora delle dimissioni del Governo, la Troika fece visita ai parlamentari per costringerli a dare la fiducia ad un esecutivo che non c'era ancora, mentre era viceversa in carica quello vecchio". Anche di questo non c'è una prova, ma vengono riportate le parole di un senatore, Massimo Garavaglia. Anche questo non stupisce: i complottisti, che non credono mai alle verità ufficiali, che vedono biechi interessi dappertutto, credono però ciecamente alle parole di questo o quello, quando gli fa comodo. Chi è d'accordo con loro non ha interessi da difendere, è soltanto un paladino della libertà. Gli altri, sono tutti corrotti o in malafede. Lo stesso Byoblu si chiede come mai queste cose il senatore le abbia dette soltanto una volta: "Unica domanda: Garavaglia è stato ospite all'Ultima Parola, il 15 settembre scorso: perché queste cose non le ha dette? Perché le dice in un convegno, davanti a poche persone, e tace in televisione, di fronte all'Italia intera?" Ma questa domanda evidentemente non crea nella mente complottista qualche dubbio sull'attendibilità della fonte, ma semmai lo rinforza nella sua convinzione: se il senatore non ha detto quelle cose in televisione, vuol dire che poi è stato messo a tacere! Tra l'altro il senatore Garavaglia è della Lega. Cosa c'è di male? niente, ma stranamente Byoblu non lo dice. Forse ha paura che qualche lettore possa trovare poco affidabile una denuncia se proveniente da un esponente leghista?
Comunque, chi crede nella ricostruzione del "golpe", deve credere anche che a questo colpo di stato abbiano aderito le principali forze politiche del Parlamento (con la luminosa eccezione della Lega e dell'Idv), compreso il partito di Berlusconi, che ha appoggiato il nuovo governo Monti. Sarebbe come se dopo il golpe di Pinochet, il partito di Allende avesse deciso di appoggiare il nuovo governo. Inoltre deve credere anche che la Chiesa e i principali giornali che hanno sostenuto Monti o comunque non hanno denunciato alcun golpe, abbiano avallato questo golpe, dunque rendendosene complici, e deve credere anche, come ha detto recentemente Berlusconi, che quella dello spread è stata un'invenzione, che sono stati i mercati stessi a premere per far cadere il governo Berlusconi. Dunque, ed è curioso, ma in fondo non tanto perché accade spesso, la sinistra antagonista si trova d'accordo con Berlusconi: è stato ordito un complotto per farlo cadere. Altre prove? Che Monti fa parte della Trilaterale, che è stato consigliere internazionale di Goldman Sachs e membro del Bilderberg. Un altro post di Byoblu si intitola: "E' provato: lo spread un imbroglio dei tedeschi". E quale sarebbe in questo caso la prova? "All'origine dell'impennata dello spread ci fu Deutsche Bank, che nel luglio 2011 vendette una quantità ingente di Btp, Si parla anche di 7 miliardi. Un rilascio sul mercato di queste dimensioni avrebbe fatto innalzare perfino la temperatura delle calotte polari. Ora sappiamo anche perché: il 20 ottobre 2011 Deutsche Bank presenta un lungo lavoro al Governo tedesco e alla Troika (Fmi, Bce e Ue), intitolato "Guadagni, concorrenza e crescita", nel quale chiede esplicitamente che vengano privatizzati i sistemi welfare e i beni pubblici di Francia, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda". Un aspetto interessante del complottismo, è che porta come "prove", ciò che è stato detto da qualcun altro, il quale a sua volta riporta quanto sentito da qualcun altro, in una catena infinita di rimandi, che per lui evidentemente rafforzano l'evidenza, anziché diminuirla. In questo caso la "prova" sarebbe un articolo del Fatto quotidiano, che senza citare fonti, dice "abbiamo letto un documento della Deutsche Bank". Comunque, il punto non è neanche che dobbiamo credere sulla parola ad un blog, il quale crede sulla parola ad un articolo di un giornale. Il punto è che dobbiamo credere anche che, se una banca privata fa una determinata richiesta ad uno o più governi, questi ovviamente risponderanno di sì. Cioè, il punto non è che non esistano determinate forze economiche che perseguano determinati interessi, ma il non saperle pesare, rispetto a tutte le forze presenti nella società. La visione della società che emerge è grottesca. I capitalisti vogliono privatizzare tutto e distruggere lo stato sociale, ovvio, e i governi, altrettanto ovvio, obbediscono. I giornali approvano, la chiesa benedice, il pubblico applaude.
Ma alla fine, cosa rimane di questa storia? per chi ha una mentalità scientifica, cioè pretende le prove, rimane poco e niente, cioè alcuni fatti conclamati (l'aumento dello spread, la crisi dell'Euro, la caduta del governo Berlusconi e la sua sostituzione con Monti), più una serie di supposizioni, illazioni, indizi ecc. Ma allora, a cosa dobbiamo credere?
Umberto Eco nel Pendolo di Foucault ha mostrato in maniera magistrale come si possano fare le ricostruzioni più fantasiose, dando per scontato che ciò che appare possibile, sia accaduto realmente.
La cosa che io trovo interessante delle ricostruzioni complottistiche è che in genere non servono, non aggiungono nulla alle critiche (serie) che si possono fare su un determinato argomento. Ad esempio, non c'era bisogno di credere che Bush fosse il mandante dell'attentato alle Torri gemelle per criticare la sua politica estera, e la sua decisione di attaccare l'Afghanistan e/o l'Iraq. E non c'è bisogno di credere al golpe di Napolitano o della Troika per porre il tema del rapporto tra democrazia e finanza o per criticare l'attuale architettura dell'Euro. Anzi, come per l'esempio iniziale di Di Pietro con Berlusconi, queste critiche eccessive fanno perdere di credibilità a chi propone una via alternativa allo stato di cose esistente.
Se chi critica Monti crede al golpe e vede la finanza come una sorta di Spectre, qualcuno potrebbe concludere che Monti sia quanto di meglio offra al momento la politica in Italia. Anche in questo caso, occorre fare uno sforzo e distinguere tra le critiche sensate e quelle campate in aria.