La Spagna è uno dei Paesi che sta soffrendo maggiormente la crisi, almeno considerando due parametri: la disoccupazione (che è schizzata al 19%) e il deficit (che ha raggiunto l'11% del Pil). Basandosi su questi dati, alcuni esponenti di governo hanno esultato perché "la Spagna sta peggio di noi". Anche se fosse vero ciò sarebbe un po' triste (sarebbe più sensato esultare per un qualche risultato positivo raggiunto dall'Italia, piuttosto che per le disgrazie altrui...). In ogni caso, la destra esulta anche perché la Spagna è guidata da Zapatero, che è visto come un mostro, un "laicista" dalla destra italiana, dal momento che ha fatto terribili leggi come il matrimonio per gli omosessuali e il divorzio breve, mentre proprio per gli stessi motivi, è visto come un eroe da molti elettori di sinistra, delusi dal comportamento troppo moderato e pavido della sinistra italiana.
Al di là delle convenienze politiche del momento, è interessante capire se è vero o no che l'Italia stia meglio (o meno peggio) della Spagna. Naturalmente, quando si fa un'analisi sulla situazione generale di un Paese, non si possono prendere in considerazione solo alcuni parametri, magari quelli che fanno comodo, e omettendo quelli che invece potrebbero smentire la propria tesi. Pertanto, è necessario considerare tutti i parametri fondamentali. Inoltre, bisogna sapere interpretare correttamente le statistiche (mentire con le statistiche, come ci ricorda un libro di qualche decennio fa, è quanto di più facile si possa fare).
- Reddito pro-capite. Qui c'è una sostanziale parità tra l'Italia e la Spagna, che ha raggiunto la ricchezza media pro capite dell'Italia negli anni prima della crisi, e, contrariamente a quanto molti pensano, non ha perso quella posizione. Infatti il Prodotto Interno Lordo spagnolo, dopo aver sostanzialmente raggiunto (a livello pro capite) quello italiano nel 2007, ha fatto segnare un +1,2 nel 2008, -4,6 nel 2009, e -2 (previsione) nel 2010, mentre l'Italia ha avuto rispettivamente -1, -5 e +1,5. La differenza è leggermente a sfavore della Spagna, anche se bisognerà vedere se le previsioni per il 2010 saranno confermate. Rimane il fatto che l'Italia prima della crisi era il Paese europeo che cresceva meno, per cui c'è il timore che, a crisi finita, l'Italia riprenda il suo storico trend di crescita zero, aumentando il ritardo rispetto agli altri Paesi europei (come accadeva prima della crisi). Anche perché il governo italiano fino a questo momento non ha fatto nulla per rendere più competitiva l'economia italiana (tra l'altro è l'unico governo occidentale che ha tagliato sulla scuola).
- Deficit. Qui la Spagna si trova in una situazione decisamente peggiore di quella italiana: lo sgonfiarsi del boom immobiliare, il forte aumento della disoccupazione con il conseguente aumento dei sussidi di disoccupazione, hanno portato lo stato spagnolo ad aumentare fortemente le spese, indebitandosi parecchio. Così il deficit spagnolo è arrivato all'11%, mentre quello italiano è intorno al 5%. Peraltro, la Spagna partiva da un debito pubblico accumulato molto basso (al di sotto del 40%), per cui il Paese ha qualche anno per ridurre il deficit e riportarlo al di sotto del 3% dettato dai parametri di Maastricht: se lo facesse prima che il debito raggiunga l'enorme livello di quello italiano (118%), alla fine la situazione dei conti pubblici spagnoli risulterà migliore di quella italiana. Tra l'altro, la Spagna ha rinnovato le infrastrutture, mentre l'Italia è gravemente in ritardo, per cui tra i due Paesi, quello che avrebbe bisogno di fare grandi spese per riequilibrare il suo ritardo sarebbe l'Italia.
- Disoccupazione. Su questo versante la crisi ha falcidiato la Spagna, che è tornata ai livelli scoraggianti degli anni '90 (quasi il 20%). L'Italia con il suo 8,7% sembrerebbe stare molto meglio. Ma è proprio così? A ben vedere no, perché le statistiche sulla disoccupazione sono calcolate utilizzando il numero di persone che si iscrive nelle liste di disoccupazione. In Italia esiste una disoccupazione endemica in certe zone (il Sud) per cui molte persone hanno da tempo rinunciato a cercare lavoro. Non a caso, tra i giovani (che in genere non hanno ancora rinunciato a cercare lavoro), la disoccupazione giovanile italiana si attesta a quasi il 30%. Se invece della disoccupazione si guarda al tasso di occupazione, (cioè quanti lavorano nella fascia di età lavorativa) si scopre che l'Italia è ultima in Europa, anzi in tutto l'Occidente (lavora il 57,6% della popolazione tra i 15 e i 64 anni, contro il 63% della media della zona Euro). Notevole anche la differenza uomini-donne (lavorano il 70% degli uomini e il 45% delle donne, mentre in Europa le percentuali sono rispettivamente del 71,6% e del 54,5%). Dunque, chi pensa che in Spagna su 100 persone in età lavorativa, lavorino meno persone che in Italia, si sbaglia.
- Reddito pro-capite. Qui c'è una sostanziale parità tra l'Italia e la Spagna, che ha raggiunto la ricchezza media pro capite dell'Italia negli anni prima della crisi, e, contrariamente a quanto molti pensano, non ha perso quella posizione. Infatti il Prodotto Interno Lordo spagnolo, dopo aver sostanzialmente raggiunto (a livello pro capite) quello italiano nel 2007, ha fatto segnare un +1,2 nel 2008, -4,6 nel 2009, e -2 (previsione) nel 2010, mentre l'Italia ha avuto rispettivamente -1, -5 e +1,5. La differenza è leggermente a sfavore della Spagna, anche se bisognerà vedere se le previsioni per il 2010 saranno confermate. Rimane il fatto che l'Italia prima della crisi era il Paese europeo che cresceva meno, per cui c'è il timore che, a crisi finita, l'Italia riprenda il suo storico trend di crescita zero, aumentando il ritardo rispetto agli altri Paesi europei (come accadeva prima della crisi). Anche perché il governo italiano fino a questo momento non ha fatto nulla per rendere più competitiva l'economia italiana (tra l'altro è l'unico governo occidentale che ha tagliato sulla scuola).
- Deficit. Qui la Spagna si trova in una situazione decisamente peggiore di quella italiana: lo sgonfiarsi del boom immobiliare, il forte aumento della disoccupazione con il conseguente aumento dei sussidi di disoccupazione, hanno portato lo stato spagnolo ad aumentare fortemente le spese, indebitandosi parecchio. Così il deficit spagnolo è arrivato all'11%, mentre quello italiano è intorno al 5%. Peraltro, la Spagna partiva da un debito pubblico accumulato molto basso (al di sotto del 40%), per cui il Paese ha qualche anno per ridurre il deficit e riportarlo al di sotto del 3% dettato dai parametri di Maastricht: se lo facesse prima che il debito raggiunga l'enorme livello di quello italiano (118%), alla fine la situazione dei conti pubblici spagnoli risulterà migliore di quella italiana. Tra l'altro, la Spagna ha rinnovato le infrastrutture, mentre l'Italia è gravemente in ritardo, per cui tra i due Paesi, quello che avrebbe bisogno di fare grandi spese per riequilibrare il suo ritardo sarebbe l'Italia.
- Disoccupazione. Su questo versante la crisi ha falcidiato la Spagna, che è tornata ai livelli scoraggianti degli anni '90 (quasi il 20%). L'Italia con il suo 8,7% sembrerebbe stare molto meglio. Ma è proprio così? A ben vedere no, perché le statistiche sulla disoccupazione sono calcolate utilizzando il numero di persone che si iscrive nelle liste di disoccupazione. In Italia esiste una disoccupazione endemica in certe zone (il Sud) per cui molte persone hanno da tempo rinunciato a cercare lavoro. Non a caso, tra i giovani (che in genere non hanno ancora rinunciato a cercare lavoro), la disoccupazione giovanile italiana si attesta a quasi il 30%. Se invece della disoccupazione si guarda al tasso di occupazione, (cioè quanti lavorano nella fascia di età lavorativa) si scopre che l'Italia è ultima in Europa, anzi in tutto l'Occidente (lavora il 57,6% della popolazione tra i 15 e i 64 anni, contro il 63% della media della zona Euro). Notevole anche la differenza uomini-donne (lavorano il 70% degli uomini e il 45% delle donne, mentre in Europa le percentuali sono rispettivamente del 71,6% e del 54,5%). Dunque, chi pensa che in Spagna su 100 persone in età lavorativa, lavorino meno persone che in Italia, si sbaglia.
Conclusione. Al di là delle differenze, l'Italia e la Spagna sono Paesi che si somigliano quanto a ricchezza prodotta e numero di impiegati in età lavorativa. Peraltro, la Spagna ha alcuni vantaggi: non ha regioni in mano alla criminalità organizzata, non ha un livello di corruzione pari a quello italiano, e ha rinnovato le infrastrutture. Del resto, ci sono molti più giovani italiani che vanno a lavorare o a studiare in Spagna del contrario, e questo qualcosa vorrà dire...
Io ho 21 anni e vivo a Madrid, studente universitario.
RispondiEliminaGiovani spagnoli in Italia quasi non ce ne sono, mentre qui effettivamente giovani italiani come me ci sono eccome.
Comunque sia faccio solo un appunto: "non ci sono regioni in mano alla criminalità organizzata", non è completamente vero, vi assicuro che l' ETA non è così tanto diversa da una mafia, anche essa ha un gran potere politico nel Paese Basco. Vi assicuro che in Spagna è facile controllare il voto delle persone, (non c' è la cabina inizialmente, la devi richiedere tu, e nel Paese Basco se uno chiede di votare nella cabina già si capisce che non vuole votare un partito di eta...Il che è pericoloso). Eta si finanzia chiedendo il pizzo oltre che facendo rapine e col mercato nero delle armi...Non so se manovrerà anche la prostituzione o la droga, può darsi di no (o frose si non so...), ma almeno il pizzo, le rapine e le armi sono sicuro. E se parli contro di loro, non si fanno scrupoli ad ammazzarti, e come dicevo prima hanno molti accosti politici, non è troppo diversa da una mafia
Grazie per la precisazione. Credo comunque che il paragone con i Paesi Baschi, al fine del mio discorso, non sia così rilevante, perché stiamo parlando di una regione (tra l'altro in cui si parla una lingua diversa) che ha appena 2 milioni di abitanti, e dunque dalla portata modesta rispetto all'economia della Spagna. Invece la criminalità organizzata in Italia occupa regioni più grandi e popolose, muove il traffico di droga in Europa, ricicla grandi quantità di denaro anche in altre regioni, insomma ha un peso economico notevole, e rappresenta una notevole zavorra per la crescita economica legale del nostro Paese.
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