Con la crisi economica si diffonde l'idea che si possa vivere benissimo senza automobile, e ad essa vengono preferiti altri mezzi come la bicicletta e l'autobus.
Fin qui nulla di male. L'aspetto curioso è però l'idea che l'auto non serva a niente, che sia un'inutile mucchio di ferro e latta, la cui tecnologia è rimasta sostanzialmente la stessa da cento anni a questa parte (come se la tecnologia di base della bicicletta fosse cambiata...), e che sia un bisogno indotto, suggerito dalla pubblicità.
Questo modo di ragionare mi sembra scorretto, se non altro finché non si definiscono i bisogni inutili e indotti, e non li si distingue dai bisogni che si potrebbero definire "veri", "genuini" o magari "naturali".
Chi crede che sia facile stabilire quali siano i bisogni "giusti", magari affidandosi alla natura, potrebbe riflettere sulla figura di Diogene di Sinope, il filosofo greco fondatore della scuola dei Cinici, il quale si privava di tutto ciò che non considerava indispensabile, tanto che viveva in una botte e per bere non usava neanche una ciotola ma le nude mani; in questo modo arrivò a vedere nel cane l'esempio di come si dovrebbe vivere.
Purtroppo i critici dell'automobile non sono rigorosi e coerenti come Diogene, per cui considerano "naturale" ciò che piace a loro, e non rinuncerebbero certo alle comodità che per Diogene erano solo frutto di ipocrisia e corruzione morale. Ad esempio sarei curioso di sapere quanti tra i sostenitori dei bisogni "naturali", rinuncerebbero all'acqua corrente in casa, all'elettricità o al riscaldamento, che ancora Pasolini negli anni '70 considerava come bisogni indotti.
L'abbandono dell'automobile è una scelta personale; qualora divenisse una moda e si diffondesse presso la maggioranza della popolazione, sarebbe semplicemente il sintomo di un cambiamento del paradigma, della visione del mondo, dei valori fondamentali da parte dei membri di una società. Evidentemente, si passerebbe dai valori della velocità, dell'efficienza, della libertà e dell'indipendenza, ad altri valori quali il contatto con la natura, la socialità, il benessere psico-fisico. Per carità, nulla di male, ma la natura non c'entra niente.
Non esistono bisogni naturali e bisogni indotti, l'uomo è un essere culturale, la sua natura non è definita una volta per tutte, ma è l'animale non è ancora stabilizzato (Nietzsche). Personalmente invidio coloro (come i sostenitori della "decrescita felice") i quali sanno già cosa è l'uomo, cosa deve e non deve fare. Ma mi pare che la storia, che mostra come l'uomo cambi continuamente valori e stili di vita, stia lì a dimostrare il contrario.
http://www.lescienze.it/news/2012/04/29/news/pensiero_analitico_intuitivo_credenze_religiose_conflitto_meccanismi_cognitivi_rodin_incerdulit-994077/
RispondiEliminaSecondo me il tipo di pensiero descritto in questo articolo non è molto distante da quello di coloro che classificano con convinzione i bisogni come indotti e "naturali".
Paolo
Interessante; segnalo che in questo istante la disponibilità di carburante in Italia collassa. Al momento il bollettino di Unione Petrolifera indica un -9,5 % per la benzina su base annua (marzo '11 - marzo '12); gasolio a -8 %. Va meglio rispetto al dato di febbraio, ma la direzione è quella che è, questo fenomeno si sviluppa da alcuni anni.
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