Dopo la crisi del 2008, quelle che dovevano essere le economie più dinamiche d'Europa, vale a dire quella spagnola e quella irlandese, si sono rivelate come tigri di carta, e si è scoperto che la loro economia era gonfiata da bolle speculative, che al sopraggiungere della crisi si sono sgonfiate come palloncini colpiti dalla punta di uno spillo. Eppure si tratta di Paesi che, facendo parte dell'area Euro, avrebbero dovuto teoricamente essere al riparo da squilibri finanziari. Come è stato possibile tutto ciò? La cosa interessante è che in questi due Paesi è accaduto qualcosa di paradossale: ben lungi dal garantire loro la stabilità, nel loro caso l'Euro ha favorito la formazione delle bolle speculative!
Infatti, in questi due Paesi si sono riversati gli investimenti stranieri, perché molte aziende con sede in altri Paesi vedevano di buon occhio Paesi che facevano parte del mercato europeo ma nello stesso tempo erano giovani e dinamici, con tasse basse e debiti pubblici a posto. Questo però ha favorito la nascita di bolle speculative, come quella immobiliare, che hanno gonfiato la ricchezza nominale, oltre che l'indebitamento privato (i cittadini si indebitano per comprare case che costano sempre di più, ma siccome anche i loro stipendi aumentano sempre di più, pare che vada tutto bene).
Allo scoppiare della crisi, i governi hanno dovuto aumentare la spesa pubblica per pagare i sussidi di disoccupazione a tutti quelli che hanno perso il lavoro, e per salvare banche e aziende sull'orlo del fallimento. In questo modo oggi i due Paesi hanno un deficit che supera il 10%, e si trovano dunque insieme alla Grecia nel gruppo di Paesi più a rischio nell'area Euro.
Per evitare il fallimento ora questi Paesi dovranno procedere a dolorose cure dimagranti (più tasse, meno spesa pubblica, età di pensionamento più avanzata ecc.), che sono sempre difficilmente accettate dalla popolazione.
Per tutti quelli che avevano creduto che questi Paesi potessero realmente uscire da una povertà endemica in pochi anni, non resta che ricordare la vecchia lezione: un'economia che cresce troppo rapidamente è a rischio bolle speculative, e bisogna essere cauti prima di gridare al miracolo.
Poiché uno Stato all'interno dell'area Euro che rischia il fallimento mette a rischio l'intera Unione, per evitare futuri casi del genere, l'Europa dovrà trovare il modo di evitare che nelle economie dei Paesi membri si formino bolle che gonfino la ricchezza nominale, senza che vi siano basi produttive solide e reali.
Infatti, in questi due Paesi si sono riversati gli investimenti stranieri, perché molte aziende con sede in altri Paesi vedevano di buon occhio Paesi che facevano parte del mercato europeo ma nello stesso tempo erano giovani e dinamici, con tasse basse e debiti pubblici a posto. Questo però ha favorito la nascita di bolle speculative, come quella immobiliare, che hanno gonfiato la ricchezza nominale, oltre che l'indebitamento privato (i cittadini si indebitano per comprare case che costano sempre di più, ma siccome anche i loro stipendi aumentano sempre di più, pare che vada tutto bene).
Allo scoppiare della crisi, i governi hanno dovuto aumentare la spesa pubblica per pagare i sussidi di disoccupazione a tutti quelli che hanno perso il lavoro, e per salvare banche e aziende sull'orlo del fallimento. In questo modo oggi i due Paesi hanno un deficit che supera il 10%, e si trovano dunque insieme alla Grecia nel gruppo di Paesi più a rischio nell'area Euro.
Per evitare il fallimento ora questi Paesi dovranno procedere a dolorose cure dimagranti (più tasse, meno spesa pubblica, età di pensionamento più avanzata ecc.), che sono sempre difficilmente accettate dalla popolazione.
Per tutti quelli che avevano creduto che questi Paesi potessero realmente uscire da una povertà endemica in pochi anni, non resta che ricordare la vecchia lezione: un'economia che cresce troppo rapidamente è a rischio bolle speculative, e bisogna essere cauti prima di gridare al miracolo.
Poiché uno Stato all'interno dell'area Euro che rischia il fallimento mette a rischio l'intera Unione, per evitare futuri casi del genere, l'Europa dovrà trovare il modo di evitare che nelle economie dei Paesi membri si formino bolle che gonfino la ricchezza nominale, senza che vi siano basi produttive solide e reali.
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