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giovedì 15 marzo 2012
Rampini e le liberalizzazioni
In occasione della presentazione del suo ultimo libro, "Alla mia sinistra", presentato insieme a Bersani e a Vendola qualche giorno fa, il pur valente Federico Rampini ha sostenuto che le liberalizzazioni non sono in grado di produrre una crescita economica del livello stimato da Monti (il 15% in 10 anni), ma che comunque sono auspicabili per colpire le lobby: "Ho visto circolare delle cifre allucinanti, 15 punti di Pil in 10 anni attraverso le liberalizzazioni, io vivo in un Paese in cui l'aspirina è in vendita nei supermercati da sempre... sapete cosa succederà tra un po' in America? Che scomparirà il commesso, sostituito da una macchina.. quest'idea che le liberalizzazioni da sole fanno ripartire la crescita mi sembra una gigantesca fandonia ideologica...le liberalizzazioni sono importanti per una cosa, e Bersani l'aveva colta molto tempo prima, l'attacco alle lobby è importante per la ricostruzione del capitale sociale, che è la fiducia che abbiamo gli uni nei confronti degli altri... l'attacco alle lobby è importante politicamente, ma che si possa far ripartire la crescita solo con le liberalizzazioni quando non c'è potere d'acquisto, è un'illusione".
Stupisce che Rampini sostenga una tesi del genere, e soprattutto che porti come esempio gli Stati Uniti. Infatti gli Stati Uniti hanno un Pil (anche pro capite) di gran lunga superiore a quello dell'Italia, e negli ultimi vent'anni sono cresciuti molto più dell'Italia. Le liberalizzazioni, che non si esauriscono certo nel vendere le farmacie nel supermercato, dovrebbero produrre tra gli altri effetti, una diminuzione dei prezzi e delle tariffe, il che è importante proprio per difendere (o accrescere) il potere d'acquisto. Se nel Paese A i cittadini pagano la bolletta energetica, la benzina e i farmaci più che nel Paese B, il loro potere d'acquisto sarà ridotto, anche a parità di reddito. Le liberalizzazioni dovrebbero sbloccare delle risorse che, anziché accrescere i guadagni delle solite corporazioni, potranno essere dirottate in maniera più efficiente. Quello che può sembrare poco per un singolo consumatore (pagare un'aspirina 50 centesimi in più o in meno potrebbe sembrare cosa da poco) lo è a livello generale (se si vendono milioni di confezioni, vi sarà un risparmio dell'ordine di milioni di Euro).
Esse non saranno sufficienti per uscire dalla crisi, ma non vedo come si possa dire che non diano il loro contributo. D'altro canto quelle che Rampini chiama "cifre allucinanti", a ben guardare non lo sono, perché il 15% in 10 anni si ottiene con una crescita dell'1,5% l'anno. D'altro canto, se questo è più o meno il ritardo della crescita che l'Italia ha rispetto agli altri Paesi europei, che alla lunga ha prodotto un effetto notevole (perché appunto le piccole differenze nel tempo si accumulano), un motivo ci sarà. Non ci saranno solo le incrostazioni corporative, e avranno il loro peso anche la criminalità organizzata o il malfunzionamento della giustizia, ma è curioso che, dopo che per anni molti economisti e osservatori hanno sostenuto che fosse necessario dare una scossa alla crescita economica, oggi si scopra che no, non serve.
- Link: il video dell'incontro. Rampini parla delle liberalizzazioni al minuto 26, Vendola ne parla intorno al 55'30".
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