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mercoledì 21 marzo 2012
La Cgil e l'articolo 18
Uno dei modi più sicuri per capire il valore e la coerenza di una tesi o di un punto di vista, è lasciar parlare chi difende quella tesi o quel punto di vista. Come già abbiamo visto in precedenza, la direttrice del Manifesto Norma Rangeri non aveva trovato particolari argomenti per difendere lo status quo e per criticare la proposta di Pietro Ichino per introdurre la flexicurity alla danese anche in Italia, se non l'argomento deludente e di scarso valore secondo cui "non ci sono i soldi".
Oggi, sempre alla trasmissione "Otto e Mezzo, Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, ha detto, in risposta alla domanda se la proposta del governo Monti non estendesse i diritti anche ai lavoratori delle aziende al di sotto dei 15 dipendenti: "il licenziamento discriminatorio in italia è nullo anche nelle aziende sotto i 15 dipendenti, è già così, l'unica differenza è che questa norma che il governo ha proposto è che invece della riassunzione che è già prevista, ci sarebbe la reintegra quindi qualche mese in più di salario che verrebbe dato al lavoratore, ma dal punto di vista dei diritti non cambia assolutamente niente".
Ehm, credo ci sia qualcosa che non va.. ma come, l'articolo 18 non era intoccabile perché difendeva i diritti dei lavoratori? E adesso, per bocca di un sindacalista della Cgil che difende questo articolo con le unghie e con i denti, scopriamo che i diritti ci sono già anche per le aziende al di sotto dei 15 dipendenti, e quindi non coperte dall'articolo 18 stesso!
Non so, mi pare che qua ci sia una contraddizione palese. Se i diritti già ci sono anche laddove non vale l'articolo 18, che senso ha dire che l'articolo 18 non si può toccare perché difende i diritti? Se invece l'articolo 18 è l'unico elemento che garantisce i diritti dei lavoratori, allora questo vuol dire che i lavoratori, anche a tempo indeterminato, che lavorano nelle aziende al di sotto dei 15 dipendenti, non hanno diritti. Come si dice, tertium non datur.
Quindi non si può fare come Fammoni, non si può cioè allo stesso tempo sostenere che l'articolo 18 è un baluardo dei diritti, e che i diritti ce l'hanno anche quelli che non sono coperti dall'articolo stesso.
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