Ieri sera spero siano stati tanti gli spettatori che hanno assistito alla puntata speciale di Superquark dedicata alla crisi. Con il solito taglio, scientifico e rigoroso e dunque non ideologico, Piero Angela ci ha consentito di gettare uno sguardo sui principali problemi che ha di fronte un Paese come l'Italia, e proponendo una visione di lungo periodo, anziché la solita attenzione di corto raggio ai soli problemi del presente.
E così abbiamo potuto riflettere sui diversi elementi che rendono un Paese benestante, dall'istruzione alla ricerca scientifica, dal funzionamento della giustizia alla demografia.
In particolare è stato ricordato un aspetto se si vuole banale, ma che viene quasi sempre dimenticato nel dibattito politico italiano, e cioè che la ricchezza, prima ancora di essere redistribuita, deve essere prodotta.
Purtroppo questo viene spesso dimenticato, sia da destra, dove si tende a pensare che la "libera iniziativa" individuale sia sufficiente a generare ricchezza, come se non contassero anche le condizioni in cui ci si trova ad operare (il cosiddetto capitale umano, le infrastrutture ecc.), sia da sinistra, dove si tende a pensare che di ricchezza ne venga già prodotta a sufficienza, e che non rimanga altro da fare che cercare di redistribuirla, senza che questo tra l'altro possa comportare alcun problema.
Naturalmente questa puntata di Superquark potrebbe aver rappresentato uno spunto di riflessione interessante anche per quelli che tendono ad avere una visione semplicistica dei problemi, e tendono a ricondurre la crisi ad una sola causa (che può essere la finanza, l'Euro, il capitale, l'interesse, le banche, la Germania, Berlusconi, Monti ecc.).
Invece si è visto chiaramente come la ricchezza di un Paese dipenda da tanti fattori, la maggior parte dei quali ha a che fare con la qualità e la capacità delle persone in carne e ossa, e con le loro scelte. Studiare o non studiare, pagare o non pagare le tasse, cercare una raccomandazione o puntare al merito, non sono la stessa cosa. Con buona pace di quelli che, guardando solo ai flussi macroeconomici, dimenticano che questi sono il risultato della somma delle scelte individuali, e non sono leggi piovute dal cielo.
Ad esempio sono stati raccontati i casi di aziende che, collaborando con università, sono riuscite a produrre beni con un elevato grado di tecnologia e dunque in grado di competere sul mercato internazionale. Ed è stato ricordato che la collaborazione tra aziende e università in Germania è decisamente più frequente che in Italia, ed è per questo che la Germania è in grado di esportare in tutto il mondo. Ecco un esempio concreto di una cosa che si potrebbe fare, se lo si volesse, anziché limitarsi ad incolpare la Germania di essere più competitiva di noi.
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